
Le analisi di fine luglio sull’acquedotto non avevano rilevato parametri difformi
Vezza d'Oglio (Brescia) - La prima segnalazione al Comune è arrivata domenica, da un medico di continuità assistenziale che si è insospettito per l’alto numero di persone con disturbi intestinali. Subito a Vezza d’Oglio, in Val Camonica, si è acceso il campanello d’allarme, con il primo pensiero che è andato all’acqua quale possibile causa comune. Dal Comune, che gestisce l’acquedotto, è arrivata l’indicazione alla popolazione di usare l’acqua del rubinetto solo dopo averla bollita.Indicazione confermata dalla comunicazione di lunedì in cui si faceva riferimento alla possibilità che il problema (rilevato in 15 casi) potesse essere collegato alla ‘tolleranza’ del tipo di acqua presente.
"Forse potevamo essere meno prudenti – spiega il sindaco Diego Martino Occhi – ma abbiamo preferito esporci anche a qualche critica in più e consigliare di bollire l’acqua". Nel frattempo, l’Ats della Montagna ha condotto un’indagine tra tutti i medici di famiglia del territorio ed i Pronto soccorso per inquadrare il problema. Da questa indagine è emerso che i casi di disturbi intestinali sono più di quelli rilevati inizialmente, ovvero una cinquantina, di cui una quarantina a Vezza, altri in territori limitrofi. "Questo potrebbe scagionare l’acqua – sottolinea Occhi – attualmente nel territorio, con i turisti, ci sono 15mila persone: con questi numeri, i disturbi dovrebbero essere più diffusi. Le ultime analisi fatte sull’acquedotto, di fine luglio, non avevano rilevato parametri difformi. Ora abbiamo rifatto i campionamenti ed attendiamo gli esami del laboratorio. Abbiamo verificato anche le vasche, non sembra che ci siano anomalie". Tra chi ha presentato problemi, c’è anche chi non consuma acqua del rubinetto.
«Dall’indagine di Ats è emerso che alcuni medici di famiglia ritengono che sia una forma virale ", prosegue Occhi. Fino a che non arriveranno i risultati delle analisi, attesi per il fine settimana, resta comunque l’indicazione di bollire l’acqua prima di utilizzarla per consumo umano. Il caso di Vezza d’Oglio è concomitante a quello registrato nella val Sabbia, a Lavenone, dove da venerdì a lunedì l’ordinanza sindacale ha vietato l’uso di acqua potabile per dissetarsi o cucinare nelle due frazioni di Bisenzio e Presegno. Nella fontanella di quest’ultima era stata rilevata la presenza del batterio Clostridium Perfrigens, mentre a Bisenzio era stata individuato alluminio, presente nel terreno e probabilmente portato dalle piogge degli ultimi giorni nella sorgente, che qui è piuttosto superficiale (i valori non erano comunque tali da definire la non potabilità). Dopo gli interventi di sanificazione effettuati tempestivamente da A2A Ciclo Idrico, lunedì sera il sindaco Franco Delfaccio ha revocato l’ordinanza, anche se in questi giorni si continueranno a fare analisi, per garantire la massima sicurezza.