Villa di Serio (Bergamo) – Luca Musicco è consigliere delegato e direttore generale di Italgen.
Come si trasforma un’azienda nata come realtà di servizio a un grande polo produttivo in una realtà moderna?
"Il cambio di pelle è stato possibile grazie a idee chiare e investimenti di una holding come Italmobiliare, a forte matrice industriale. Da inizio ’900 al 2016 il nostro ruolo è stato quello di braccio energetico di Italcementi. In Italia e all’estero, come in Marocco. Dal 2016 ci siamo rifocalizzati sull’Italia, su due linee di azione: valorizzando le nostre presenze estere e riportando i soldi a casa, e poi facendo una politica di acquisizioni in zone dove non eravamo presenti o diversificando le fonti, per garantire energia anche quando non piove. Così da 17 centrali siamo passati a 28 e parallelamente abbiamo investito sul fotovoltaico, con cinque impianti. Più che raddoppiando gli asset".
Prima avevate in sostanza un unico cliente in Italceme nti, oggi quali sono gli acquirenti?
"Lavoriamo sulla borsa elettrica, con i grossisti, ma soprattutto selezioniamo clienti industriali che condividano i principi di sostenibilità. Sono aziende che tengono a garantire di usare solo rinnovabili. E noi produciamo solo con quelle".
Questo vi dà margini più elevati...
"Ci sono margini intorno al 5% maggiori. Diciamo che scegliamo clienti che siano disposti a sostenere questo costo per ottenere energia a zero impatto ambientale. Ma li selezioniamo anche in base al loro merito creditizio, alla capacità di sostenere contratti a lungo termine. Perché il nostro resta un approccio prudente. Vogliamo un flusso di cassa stabile che consenta di programmare anche gli investimenti e lo sviluppo dell’azienda".
Il clima sta cambiando e la siccità negli anni scorsi ha messo a dura prova anche la produzione idroelettrica. Come reagite?
"Diversifichiamo le fonti. Il fotovoltaico aiuta a sostenere i momenti di riduzione dell’idroelettrico, la differenziazione geografica degli impianti aiuta a mitigare le oscillazioni. Poi lavoriamo per ridurre il rischio: calcoliamo i margini delle forniture in modo prudente, sugli scenari peggiori, per non restare scoperti. E così garantiamo le forniture e possiamo ragionare sullo sviluppo futuro".
Sul mercato vi confrontate con colossi energetici...
"Certamente Italgen è una pmi e i giganti possono aggredire il mercato in differenti aree geografiche. Noi siamo un operatore regionale, ma non abbiamo differenze dal punto di vista dell’accesso al credito. In più abbiamo un vantaggio: i grandi hanno una lunga storia di produzione inquinante. Noi siamo solo rinnovabili, anzi siamo la boutique delle rinnovabili".
Programmate di crescere ancora con altre acquisizioni? Come gestite il personale che ereditate dalle realtà che incorporate?
"Non ci fermiamo mai. A breve chiuderemo altre operazioni, la quarta e la quinta da fine 2021. I nostri dipendenti sono molto motivati: trasferiamo loro passione e senso di appartenenza. Grazie alla tecnologia riusciamo a gestire le centrali da remoto, e dove siamo distanti ci affidiamo ad esterni. E così creiamo un indotto importante".
L’eolico è nei piani?
"Per ora pensiamo a un progetto pilota di storage, per immagazzinare l’energia prodotta. Vogliamo essere all’avanguardia anche in questo campo".
Venderete anche ai privati?
"Restiamo orientati al settore business. Non abbiamo interesse al momento, e forse neppure la forza per incidere veramente nel settore retail. Ma la strada è tracciata: trovare partner con cui condividere la missione della transizione ecologica che è un passaggio obbligato".
Fra dieci anni come immagina Italgen?
"Con una potenza installata almeno doppia, auspicabilmente tripla. Siamo già cresciuti del 40% in 3 anni e mezzo".
Lo farete soli o in compagnia di altri soci?
"Vedremo. Da soli o con altri. Sicuramente Italmobiliare ha solidità e competenze per fare da sé. E noi abbiamo un team di 60 specialisti di grande capacità".