Bruna Calegari
Zandobbio (Bergamo), 3 novembre 2019 - La domanda che da giovedì tutti in paese si fanno è sempre la stessa: come è morta Bruna Calegari, 59 anni (avrebbe compiuto i 60 a gennaio) impiegata modello da oltre vent’anni al comune di Zandobbio? Un rebus che solo l’autopsia in programma martedì al Papa Giovanni XXIII di Bergamo potrà sciogliere. Nel frattempo la procura (pm Letizia Ruggeri) ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio per poter proseguire le indagini anche in quella direzione. Anche se al momento non è stato possibile stabilire se l’impiegata sia morta proprio per le ferite provocate dalle forbici insanguinate trovate accanto a una mano.
Tre ferite, una al collo e una al petto, ritenute superficiali, una terza ancora al petto, più profonda, che potrebbe essere stata quella letale. Lo ricostruirà il medico legale. Due le piste seguite dagli investigatori, quella dell’aggressione sfociata in omicidio e quella dell’incidente: forse una caduta per un malore. In caso di incidente, Bruna Calegari, che era sola nell’ufficio al primo piano del municipio, poco prima sarebbe salita sulla scaletta per sistemare un faldone nell’armadio che fa da divisorio con la stanza dove lavora il geometra Giacinto Corali, il suo capo, quello che ha fatto la terribile scoperta giovedì alle 14. Ma a quanto pare il faldone era sulla scrivania dell’impiegata. E allora perché sarebbe salita sulla scaletta? E come si spiega la presenza delle forbici? Forse le servivano per spostare qualcosa? I colleghi, come hanno raccontato ai carabinieri poco prima del ritrovamento del corpo, avevano sentito un tonfo provenire dall’ufficio di Bruna Calegari, un rumore simile a un faldone finito a terra.
Seguendo questo ragionamento, il trauma alla testa sarebbe compatibile con una caduta: la donna quindi sarebbe caduta dalla scaletta e avrebbe battuto contro il pavimento. Altro particolare: l’impiegata aveva ancora gli occhiali e in caso di una colluttazione quantomeno sarebbero volati via. O si sarebbero potuti rompere. E invece no, li aveva ancora addosso. E infine, in caso di una aggressione la vittima avrebbe provato a scappare, o a difendersi. L’ufficio era in ordine. Elementi che messi assieme fanno propendere gli inquirenti per l’ipotesi del tragico incidente. Ma gli investigatori mantengono aperta anche la seconda pista, quella dell’omicidio. In primo luogo proprio per la modalità, quella delle forbici che finendo addosso avrebbero provocato le ferite: al collo e al petto. Se si trattasse di un delitto, quale il movente? Bruna Calegari è stata descritta da tutte le persone, a iniziare dal sindaco Mariangela Antonioli, come una persona ben voluta da tutti. Una impiegata modello, appunto, che restava in ufficio anche oltre l’orario di lavoro. Vero è che quel giovedì aveva avuto un litigio con un ragazzo, ma molto prima e non in ufficio. Le telecamere interne e esterne al Comune non hanno ripreso nulla di anomalo, e tantomeno sospetti. Anche dal suo cellulare non sono emersi misteri. Un rompicapo.
Intanto, ieri mattina durante la cerimonia del 4 Novembre, ridotta in segno di lutto, il sindaco, il parroco, don Marco Grecis e il gruppo degli Alpini di Zandobbio, gli studenti dell’istituto comprensivo hanno ricordato Bruna Calegari. "È una grave perdita per la nostra comunità, per il nostro municipio. Aspettiamo l’esito dell’autopsia per sapere quanto successo", ha detto il sindaco. Il fratello Fausto ha sottolineato: "Vogliamo venga fatta chiarezza: è scioccante quello che è accaduto a mia sorella, trovata morta nell’ufficio in cui lavorava. Lei era una donna attiva, piena di voglia di fare, nella sua normalità". Il figlio Simone: "Se davvero dovessi dire qualcosa su mia mamma, la descriverei come una persona d’oro, una persona davvero altruista e che, per quanto semplice, aveva i suoi modi di fare, la sua routine: ti insegnava le cose, quelle giuste, sapeva trasmetterti i valori di una volta. Per quanto strano possa sembrare, potrebbe davvero essere stato un insolito e improbabile incidente".