"Qualche settimana fa ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza toccante, ma allo stesso tempo molto interessante. Durante la visita avevo dei brividi, nonostante avessi dei vestiti caldi addosso, un giubbotto pesante e delle scarpe, immaginare che in quel luogo le persone camminavano spesso a piedi scalzi e con dei vestiti rotti e troppo leggeri per combattere il gelo, mi faceva ancora più rabbrividire. Più camminavo in quel posto, più mi rendevo conto della gravità dell’accaduto.
Una delle cose che mi ha colpito di più è stato vedere le scarpe, i capelli e le valigie appartenenti alle persone che pensavano di partire per un luogo migliore.
Questa visita infatti mi ha fatto riflettere su quanto sia importante la memoria e quanto sia importante cercare di portare a tutti quello che è successo per far sì che questa tragedia non riaccada mai più.
Nei campi c’era silenzio, il silenzio che teneva tutto nascosto al resto del mondo, il silenzio delle persone che vivevano in condizioni disumane, il silenzio di chi obbediva e non poteva contraddire e infine il silenzio di chi moriva senza ragione. In quel silenzio però c’era una voce soffusa che per fortuna è riuscita a farsi sentire e che racconta a tutti noi la verità di ciò che è accaduto perché mai più possa riaccadere".