Yana Malayko, lacrime senza odio al funerale: "Preghiamo anche per l'assassino"

Chiesa gremita a Romano di Lombardia per l'ultimo saluto alla ragazza uccisa dall'ex. Lo strazio del padre: "Mia figlia è morta combattendo. Era libera"

I genitori di Yana Malayko durante il funerale della ragazza uccisa

I genitori di Yana Malayko durante il funerale della ragazza uccisa

Romano di Lombardia (Bergamo) - "Yana are a new angel. Sarai sempre nei nostri cuori. Uccisa perché volevi essere libera ...". Uno striscione davanti alla chiesa della Grotta, a Romano di Lombardia. Un saluto, l'ultimo, a Yana Malayko, realizzato da Francesco Porrello, amico fraterno del padre della ragazza.

Sono in tanti, a Romano di Lombardia, il centro della Bergamasca che l'aveva accolta quando aveva 15 anni, per l'addio alla ragazza uccisa a Castiglione delle Stiviere, la notte fra il 19 e il 20 gennaio. Addio, Yana con dolore, con strazio, ma senza che venga neppure sussurrata una sola parola di vendetta, odio per l'uomo in carcere accusato di avere infranto una vita di 23 anni. C'è il pianto, c'è la disperazione infinita di papà Oleksandr, di mamma Tatiana, di nonna Larissa e nonno Giovanni, di Andrei, il ragazzo vicino a Yana nelle ultime settimane, e non c'è spazio per altro. 

Non è ancora l'ora del funerale, ma la gente affluisce sempre più numerosa, sempre più commossa. Gli amici. I carabinieri, i volontari, uomini e donne della Protezione civile che per 13 terribili giorni hanno cercato Yana, senza risparmiarsi, nelle campagne di Castiglione. I  sindaci e le associazioni dei Comuni dove la 23enne ucraina ha vissuto la sua breve, troppo breve parabola. Davanti alla chiesa della Grotta, dove è stata allestita la camera ardente, i ragazzi del Gruppo Volontari Ricerche di Castiglione distribuiscono rose candide. Bianco, tanto bianco per Yana: la bara, i fiori che la ricoprono e le stanno accanto. 

Un breve tragitto, pochi metri dalla chiesa della Grotta alla parrocchiale di Santa Maria Assunta e a San Giacomo Apostolo. Rito cattolico per le esequie, perché il padre ha voluto così, in segno di rispetto per la nazione, per la comunità che aveva accolto la figlia. Celebra monsignor Paolo Rossi, parroco di Romano, con don Gianluigi Belometti, don Giorgio Carobbio, il parroco emerito monsignor Tarcisio Tironi. Concelebra Padre Vasile, il religioso che segue la comunità ucraina. Padre Vasile legge la pagina del Vangelo, recita il Padre Nostro e pronuncia l'omelia nella lingua dei genitori e della nonna di Yana. 

"Preghiamo anche per chi ha tolto la vita a Yana: il Signore lo aiuti a ritrovare la sua umanità col pentimento e con la richiesta di perdono". Don Paolo termina così l'omelia nella chiesa gremita. Come un appello a Dumitru Stratan, il moldavo 33enne in cella per l'omicdio di Yana, appesantito dalla premeditazione e dal legame affettivo con la vittima e per occultamento di cadavere.

Parole che vengono ascoltate anche da Cristina, la sorella di Stratan, il volto schermato da un cappuccio e una sciarpa, accompagnata da amici. Yana lavorava come cameriera nel bar di Cristina a Castiglione. Fra loro c'era amicizia vera. "L'amore - ha detto il parroco - lascia il posto alla morte quando nel profondo del cuore i sentimenti alimentano indebiti giudizi, rivalsa e rancore. L'amore muore quando nel cuore dell'uomo si radica il risentimento, quando l'altro è guardato con sospetto e viene visto come causa del proprio malessere. Il rancore e il risentimento hanno il potere, se non governati, di alimentare l'odio che non poche volte porta la ragione dell'oblio e arma prima la parola e poi la mano, per ferire l'altro, per umiliarlo, per farlo morire. La morte di Yana ci ha sorpreso e sconcertato nello stesso tempo. Ci ha sorpreso perché non avremmo mai pensato che una giovane piesse terminare la sua esistenza terrena a ventitré anni. Sappiamo che si può morire anche nei primi decenni della vita: disgrazie, incidenti, malattie sono in genere le cause della morte delle persone giovani. Avviene raramente, ma succede. Lo sconcerto è per la tragica fine di Yana che è morta per mano dell'uomo con il quale aveva vissuto un tratto della sua esistenza e con il quale aveva pensato di poter condividere la vita. Inesattamente l'amore è diventato odio e l'odio ne ha ordito la morte. Questo evoca il mistero del Male, del Maligno che attraversa la storia degli uomini e il loro cuore fin dalle origini e miete vittime fra i più buoni, con sorprendente determinazione. Yans era una brava ragazza, solare, benvoluta e apprezzata; è difficile accettare che essa abbia terminato di vivere alla soglia della sua giovinezza". 

"Nella Pasqua di Gesù si compie il percorso esistenziale di ogni battezzato: grazie a Lui anche Yana viene immessa in una vita nuova nella quale la sua giovinezza follemente recisa riprenderà vigore e pienezza di vita". 

Il rito si avvia alla fine. È all'altare l'avvocato Angelo Lino Murtas, il legale a cui Oleksandr Malayko ha affidato la sua tutela, ormai anche amico dei genitori di Yana. "Ciao, Ciao Yana. Sono Angelo, Angelo Murtas. Non sono qui come avvocato ma come amico di Oleksandr e Tatiana, che mi hanno incaricato di dire due cose: esprimere i loro ringraziamenti e raccontare la tua breve vita. Parlo a voce alta perché lì dentro, nella bara, è difficile sentire, e perché ho un nodo alla gola. Papà e mamma mi hanno dato questo incarico perché non hanno più lacrime, i loro occhi si sono svuotati, e perché non hanno più neppure parole. E così i nonni Larissa e Giovanni. Ho l'incarico di ringraziare tutta la gente di Castiglione delle Stiviere, quelli che ci hanno aiutato a cercarti in quel pantano, il sindaco, le associazioni, tutte le persone che ci hanno dato una mano. Ho capito perché la Croce Rossa Internazionale è nata a Castiglione, avete una solidarietà innata. Grazie al sindaco di Romanodi Lombardia, che ha dato la possibilità che Yana tornasse qua. Grazie alle associazioni che si battono contro i femminicidi. Grazie Gianni Spoletti, il mio consulente, grazie a Francesco Porrello, hanno lavorato intensamente. E non mi basta il tempo per ringraziare tutti". 

"La seconda cosa - ha proseguito Murtas - Oleksandr mi ha detto che teneva che io ricordassi Yana. Cara Yana, ti chiedo scusa se non racconterò tutto. Racconterò le cose più importanti della tua vita. La nascita in Ucraina. La sfortuna di avere contro le radiazioni di Chernobyl. La malformazione. Le operazioni. Tutto risolto a Treviglio e, come dice nonna Larissa, da brutto anatroccolo ti sei trasformata in un meraviglioso cigno. Sì, meraviglioso cigno. Quando venivi a scuola a Seriate, vicino a casa mia, accompagnata da nonno Giovanni, spiccavi non solo per la tua bellezza, ma anche per il tuo sorriso. Per il tuo sorriso avevi una leadership. Se da bambina facevi una birichinata, il papà ti metteva in castigo. Una volta, non ti ha fatto uscire dalla tua camera per una settimana, uscivi solo per andare a scuola. Il primo giorno eri tristissima. Il secondo giorno eri allegra. Il papà ha scoperto che tutta la classe si era trasferita da te perché tutti volevano stare con te. Eri solare, ero un sole anche per loro. Il papà ti aveva insegnato a combattere. C'è una minoranza di persone, di uomini, che hanno anche una minoranza di cervello. Pensano che le donne che amano siano di loro proprietà. E se le donne non lo accettano, arrivano la violenza, la morte. Non si possono essere perdonismi, non ci soni vie di fuga per cui dopo anni sei fuori. Una pena esemplare. Dai genitori di Yana non ho mai sentito parole di odio, Chiedono giustizia, una giustizia proporzionata alla gravità di questo fatto. Papà ti aveva insegnato a combattere, karate, pugilato. Una volta, quando un ragazzo ti aveva toccato, ti eri girata e l'avevi steso con un jab. Ma soprattutto ti facevi amare. I bar dove lavoravi erano sempre pieni di gente, ragazzi e ragazze, tutti i negozianti della zona a cui, la mattina davi il tuo sorriso, che usciva dalle tue labbra, le stesse labbra della mamma, il tuo sorriso e quei bellissimi occhi. Siamo tutti tuoi genitori. Sei la nostra figlia adottiva. Ti ho vista viva e ti ho vista su un freddo letto di marmo. Ti ho osservato. Ogni tuo segno. Le labbra erano livide per i colpi presi. Però, i tuoi occhi semichiusi e le tue labbra, stavano sorridendo. Lo giuro. L'ho visto. Mi hai mandato il tuo messaggio, il tuo sorriso anche in quel momento drammatico. Qualcuno ha voluto toglierti il tuo sorriso, ma non ce l'ha fatta. ll tuo sorriso è il saluto che porto qui. Il tuo saluto e il tuo ringraziamenti. Ciao Yana".

I genitori hanno voluto che la figlia fosse sepolta a Romano. Il corteo si avvia al cimitero. Un corteo di palloncini bianchi, la mamma ne porta tre. "Salutiamo Yana, salutiamo la sua bellezza con la nostra canzone". La gente si inginocchia attorno alla bara mentre si alza un canto ucraino. Oleksandr trova la forza per qualche parola: "Mia figlia è morta combattendo. Era libera". Anche Cristina Stratan è venuta al cimitero. Assiste da lontano.