REDAZIONE BERGAMO

Foto di Meloni, Piantedosi e Vannacci bruciate al corteo dell’8 marzo: tre attiviste di ‘Non una di meno’ indagate per vilipendio

Bergamo, il caso alla manifestazione per la Festa della donna. La risposta: “Perché la priorità della politica è ordinare alla Questura di indagare su alcune attiviste invece di preoccuparsi per le disuguaglianze che affliggono la comunità?”

La premier Meloni, il ministro Piantedosi e l'europarlamentare Vannacci

La premier Meloni, il ministro Piantedosi e l'europarlamentare Vannacci

Bergamo, 31 marzo 2025 – Avevano bruciato tre fogli con i volti della premier Giorgia Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dell’europarlamentare Roberto Vannacci durante un corteo organizzato l’8 marzo scorso, in occasione della Festa della donna. Ora alcune attiviste del movimento “Non una di meno” (quattro secondo l’associazione, tre per la Procura) sono indagate per vilipendio. Un’indagine che non ha mancato di sollevare la rabbia della stessa organizzazione che anzi è tornata a farsi sentire.

I fatti 

Lo scorso 8 marzo l’associazione “Non una di meno” aveva organizzato un corteo lungo le vie di Bergamo ponendo  l’accento sulle cosiddette “zone rosse” cittadine, sostenendo al contrario la necessità di “zone welfare che possano garantire libertà e diritti a tutti, nessuno escluso”.

Poi l’accensione di un fumogeno, col quale hanno dato fuoco ai tre volantini. Per quell’azione, denuncia il movimento femminista, nelle scorse settimane le attiviste interessate sarebbero state messe sotto indagine.

“Abbiamo partecipato al corteo, abbiamo ribadito la nostra lotta alle retoriche patriarcali, omotransfobiche e razziste che caratterizzano l’attuale governo – scrivono – Durante questa azione sono stati bruciati tre fogli che riportavano i volti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del generale Roberto Vannacci e del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, con relative citazioni".

La spiegazione

“Sono state bruciate le dichiarazioni della presidente Meloni che ha affermato di non aver mai creduto nelle politiche per la parità di genere, quelle del generale Vannacci che si ostina a dichiarare che il patriarcato non esiste e quelle del ministro Piantedosi piene di odio verso le minoranze e che auspicano l’affermarsi di uno Stato di Polizia. Sono state bruciate le parole d’odio, di intolleranza e di violenza che mettono in pericolo le comunità più vulnerabili e che sono il cavallo di battaglia di questo governo fascista”.

Zona rossa 

"L’azione è avvenuta in via Paglia, via che è stata recentemente designata come zona rossa (quindi zona dichiarata ad alto rischio di criminalità) e di conseguenza ulteriormente marginalizzata da questi provvedimenti che limitano la libertà di movimento anche a persone con processi o indagini aperte e condanne già scontate. Questo si inserisce in quel quadro più ampio di militarizzazione e retorica del decoro promosso dal DDL Sicurezza che stigmatizza intere comunità e criminalizza qualsiasi movimento di resistenza e dissenso”.

“Quello che ci chiediamo – continuano – è: perché la priorità del nostro governo è ancora una volta quella di silenziare il dissenso e di accanirsi sulle attiviste invece che di concentrarsi sulle reali problematiche sociali come la crisi abitativa e la povertà dilagante?

La risposta

“Nella nostra città continuano a diffondersi retoriche razziste e classiste che non fanno altro che alimentare paura e violenza nei quartieri più poveri e abbandonati a loro stessi dalle istituzioni; davvero la priorità della politica è ordinare alla Questura di Bergamo di indagare su alcune attiviste invece di preoccuparsi per le disuguaglianze che affliggono la comunità?

Al DDL sicurezza e alle zone rosse di questo governo noi rispondiamo continuando a lottare per servizi educativi e di inclusione sociale, per soluzioni abitative per tutte, per la libertà e i diritti, perché la repressione non fermerà mai le nostre rivendicazioni”.