
Una manifestazione di Noi denunceremo
Bergamo, 7 agosto 2020 - Dopo tante richieste , sul sito della Fondazione Einaudi sono stati pubblicati i verbali redatti dagli scienziati, che furono alla base delle decisioni del governo dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Sono cinque i verbali, per oltre 200 pagine, che possono fare luce sulle ombre sulla gestione dell’emergenza. Documenti che da giorni le opposizioni, e anche il Copasir, chiedevano di rendere pubblici. Ma non ci sono tutti. Mancano le riunioni dai primi giorni di marzo, quelle della mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, in Valle Seriana.
A riguardo, il presidente del comitato “Noi denunceremo“, Luca Fusco, ha spiegato: "Io e i miei collaboratori analizzeremo tutti i verbali pubblicati. Certo, fa specie che non vi siano proprio quelli relativi alla zona rossa, il che fa pensare".
Sull’argomento sono intervenuti anche i parlamentari bergamaschi della Lega, Roberto Calderoli, Daniele Belotti, Simona Pergreffi e Rebecca Frassini. "È inaccettabile che il governo tenga ancora secretati i verbali relativi alla zona rossa di Alzano e Nembro. Chiediamo con forza che venga resa nota anche la parte della documentazione del Comitato tecnico scientifico che è stata consegnata, dopo una sentenza del Tar e forti pressioni parlamentari. C’è un’indagine della procura di Bergamo, ma è un diritto dei cittadini, dei bergamaschi conoscere il contenuto di quei verbali".
La novità di maggiore rilievo che emerge dalla lettura dei cinque verbali è che a marzo, con un documento riservato inviato al ministro della Salute Roberto Speranza, sull’analisi della situazione epidemiologica, il Comitato tecnico scientifico propone al governo di "adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, l’altro sul territorio nazionale". Nello specifico: misure più rigorose in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti". Due giorni dopo , però, il presidente del Consiglio Conte con il Dpcm del 9 marzo, dà il via al lockdown estendendo le stesse misure a tutto il territorio nazionale senza distinzioni e senza citare a giustificazione del provvedimento alcun atto del Comitato tecnico scientifico. Documenti che da giorni le opposizioni, e anche il Copasir, chiedevano di rendere pubblici. Pagine firmate dal Comitato istituito con un’ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile il 3 febbraio scorso. I cinque verbali sono datati 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020.