
La diffusione dei virus tra la popolazione? Dipende anche dalle condizioni socio-economiche, sintetizzabili con un indicatore universale quale quello delle relazioni commerciali. Lo ha dimostrato Elza Bontempi, professoressa del Laboratorio di Chimica per le Tecnologie, dell’Università di Brescia, che, sulla base di un’intuizione della professoressa Laura Eleonora Depero, ha pubblicato una ricerca sulla rivista internazionale “Environment Research“ che propone un primo modello quantitativo per la diffusione dei virus. Dopo aver verificato per diversi territori una relazione tra la diffusione di Covid e gli scambi commerciali, Bontempi e Depero hanno applicato il modello anche ai meccanismi di diffusione del vaiolo delle scimmie, confermando quanto emerso con il Covid. "Il modello è molto semplice – spiega Bontempi – si basa su una legge quantitativa in cui i virus vanno a ottimizzare le risorse per aumentare la loro diffusione. Ricordiamo anche che la diffusione di alcune nuove malattie è una conseguenza del cambiamento climatico". La ricerca parte dalla legge di scala di Kleiber, che viene normalmente impiegata per capire come le dimensioni corporee influenzano diverse funzioni e adattamenti negli organismi. "Questa legge ha un’espressione matematica, in cui noi abbiamo cambiato le variabili, includendo quelle socio-economiche come gli scambi commerciali, che non hanno analoghi in biologia, ma che possono rappresentare le interazioni sociali. Il modello considera che per la sopravvivenza e la riproduzione degli organismi nell’ambiente vengono ottimizzate le risorse energetiche e i materiali disponibili". In sostanza, dove ci sono più scambi commerciali, da intendere come indicatore di vivacità economica e sociale di un territorio, c’è stata anche una maggiore diffusione di Sars-Cov2 prima, e del virus del vaiolo delle scimmie dopo. "È stato possibile applicare il modello alla diffusione di questi virus, dato che i casi di contagio sono stati ben documentati".
F.P.