Ustionato sotto i ferri, assolti i due medici

La vittima fu un ottantenne, vittima di un incidente in un bar, qualcosa sarebbe andato storto anche durante l'operazione di tracheotomia di Michele Andreucci

Medici e infermieri in ospedale

Medici e infermieri in ospedale

Bergamo, 2 luglio 2015 - Assolti perché il fatto non costituisce reato, secondo l’articolo del codice di procedura penale relativo alla vecchia insufficienza di prove. È finito così il processo contro un neurochiurgo e una anestesista dei vecchi Ospedali Riuniti, accusati di omicidio colposo per la morte di Massimo Orsini, l’ottantenne milanese, originario di Boario di Gromo, morto il 10 settembre del 2012 nella sala operatoria degli ex Riuniti. 

L’uomo aveva riportato ustioni alla gola durante una tracheotomia: una fiamma si era sprigionata da un elettrobisturi, probabilmente per una reazione di combustione causata dal contatto coi gas utilizzati in sala operatoria. La sentenza, pronunciata dal gup Tino Palestra, rischia però di essere nulla: il giudice ieri è entrato in aula e ha letto il dispositivo dimenticandosi che al termine dell’udienza precedente aveva disposto le repliche delle parti. Il pm Carmen Pugliese potrebbe decidere di fare ricorso in Cassazione.

Massimo Orsini aveva vissuto a Gromo fino agli anni ‘70, quando si era trasferito a Senago, nel Milanese. Nella frazione del comune bergamasco, in contrada Valzella, aveva mantenuto la seconda casa, che era solito raggiungere per le vacanze estive. L’incidente che lo aveva costretto al ricovero al Riuniti era accaduto alla fine di agosto del 2012 a Boario.

L'ottantenne si trovava all’esterno di un bar, nel centro della contrada, quando all’improvviso la sedia su cui era seduto si era rotta e il pensionato era caduto, battendo testa e collo contro il bordo in ferro che sosteneva la vetrata del locale. Aveva riportato lesioni alla spina dorsale ed era stato trasportato in terapia intensiva, intubato e in prognosi riservata. Il 10 settembre i medici avevano deciso di sottoporlo a una tracheotomia, per facilitare la respirazione. Mentre il chirurgo era al lavoro, si era sprigionata una fiammata che aveva investito il paziente, deceduto 7 giorni dopo, per le ustioni in gola.