FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Una vita insieme, poi l’omicidio: nove anni per la semi-infermità di mente

Treviglio, Orazio Gualtieri a 81 anni uccise la moglie di 84 prima di tentare il suicidio

Maria Antonia Lanzeni, la donna uccisa

Bergamo, 21 maggio 2021Un processo dove hanno avuto un peso le perizie. Da una parte quella del consulente nominato dal pm Letizia Ruggeri che si era pronunciata per una parziale incapacità di intendere e volere di Orazio Gualtieri, 81 anni, a processo in Corte d’assise per l’omicidio della moglie Maria Antonia Lanzeni, 84 anni, uccisa nel 2020 a Treviglio, nella loro abitazione di via Trieste. Dall’altra parte quella del perito della difesa che aveva sostenuto per la totale incapacità dell’uomo al momento del fatto. Ieri la sentenza, Orazio Gualtieri è stato condannato a 9 anni e 4 mesi. Per la corte ha prevalso l’attenuante della semi-infermità mentale sull’aggravante del legame affettivo con la vittima. Il pm Letizia Ruggeri nella sua replica aveva terminato chiedendo la condanna a 21 anni. La difesa, sostenuta dall’avvocato Luigi Villa, aveva chiesto l’assoluzione per totale infermità mentale. E in subordine, in caso di condanna una pena minima in considerazione dell’età dell’imputato e della vittima. Prima di concludere, il legale del pensionato ha letto alcune righe scritte da una figlia dell’imputato "provata da questa tragedia che ha toccato tutta la famiglia che si sta compattando dopo quello che è successo". Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato Villa ha commentato: "Sono vicende umane difficili da districare". I famigliari di Orazio Gualtieri, presenti in aula, hanno preferito il silenzio. L’81enne si trova in una casa di cura dove può ricevere la visita dei famigliari.

Era il 9 luglio 2020 quando Maria Antonia Lanzeni, 84 anni, una vita trascorsa a Brignano Gera d’Adda, venne trovata morta dal nipote nell’appartamento acquistato pochi anni prima, dove viveva con il marito Orazio Gualtieri, 81, in via Trieste 12 a Treviglio. Lei era distesa sul letto, senza vita, lui seduto su una poltrona, dopo aver tentato di tagliarsi le vene dei polsi. L’autopsia poi chiarirà che la donna era stata strangolata. Una vita intera fianco a fianco, finita in tragedia. Maria Antonietta e Orazio erano molto conosciuti a Brignano. Poi la decisione di trasferirsi a Treviglio per stare più vicini alle figlie e ai nipoti. Una coppia tranquilla, conosciuta anche per l’impegno nel sociale. Per molti anni sono stati volontari alle feste dell’Unità, poi in associazioni di trasporto solidale e di recupero di tossicodipendenti. Poi il raptus quel 9 luglio, un martedì. Poco prima di mezzogiorno il nipote scopre il nonno in salotto in fin di vita per i tagli che si era praticato ai polsi e la nonna distesa sul letto ormai deceduta. Solo il pronto intervento dei soccorritori aveva salvato il pensionato che, mentre veniva medicato, con le poche forze rimaste si era autoaccusato: "L’ho uccisa io", aveva detto prima di perdere conoscenza.