
L’ex cava Vailata a Treviglio: la sua bonifica continua a far discutere
Treviglio (Bergamo), 11 marzo 2020 - Torna d’attualità la bonifica della ex cava della Vailata di Treviglio in seguito alla decisione del Tar di Brescia sul ricorso presentato dalla società pubblica Sabb, Servizi Ambientali Bassa Bergamasca, alla quale fanno capo, come soci,36 comuni della pianura. Ebbene il Tar ha annullato l’ordinanza emessa dalla Provincia di Bergamo nel 2014 con la quale si imponeva a Sabb di riportare allo stato originario l’area della ex cava Vailata. Di fatto questo significa che la bonifica non dovrà essere effettuata dalla Sabb, che aveva acquistato la ex cava nel 1995 e l’aveva poi ceduta a una azienda privata. Si tratta di una lunga vicenda della quale la stampa aveva parlato più volte negli anni e che era cominciata nel 2012 quando era iniziata la fase di richiesta,da parte di un privato, di autorizzazione per realizzare nella ex cava una discarica di cemento-amianto. Come si sa, il progetto per questa richiesta - che era stato avversato apertamente sia dal Comune di Treviglio sia dai comuni limitrofi, nonché dalle associazioni ambientaliste di Treviglio e del territorio attraverso una serie di ricorsi e controricorsi in sede amministrativa - era poi decaduto dopo la sentenza del Consiglio di Stato e abbandonato.
In quelle fasi di richiesta la Provincia, tramite il settore Ambiente, aveva fatto eseguire analisi sul contenuto del terreno all’interno dell’ex cava: era risultata la presenza di concentrazioni di inquinanti. Di conseguenza la Provincia aveva individuato quali responsabili della situazione sia la ditta divenuta titolare della ex sito sia Sabb, in qualità di ex proprietaria; ed era scattata pertanto l’ordinanza della quale si è detto e che ha originato il ricorso e controricorso. Sabb aveva fatto ricorso, sostenendo di non avere mai svolto in quel luogo attività produttiva e "gli inquinanti indicati sono presenti in diversi punti dell’area indagata". La Provincia a sua volta si era opposta affermando che la individuazione di Sabb quale responsabile dell’inquinamento derivava dall’essere proprietaria di quel sito. Ma i giudici amministrativi - come si legge nella decisione del Tar- scrivono che "una volta riscontrato un fenomeno di potenziale contaminazione di un sito, gli interventi di bonifica e di ripristino possono essere imposti solo ai responsabili dell’inquinamento".
Non solo: la Provincia, secondo la decisione del Tar, non ha effettuato alcuna istruttoria per scoprire chi sia stato il reale responsabile. Così si è avuto l‘annullamento della ordinanza della Provincia: la bonifica non tocca alla Sabb. Soddisfatto il legale di quest’ultima, Mirko Grassi che ha sottolineato come si sia fatta chiarezza in una questione "che vedeva ingiustamente Sabb additata come società responsabile dell’inquinamento". Allo stato è in corso l’iter proposto da Sabb per ottenere la autorizzazione ad un importante intervento di messa in sicurezza di tutta l’area della ex cava di via Palazzo, posta alla periferia sud est della città. Il progetto mira a effettuare un riempimento della ex cava con terra e rocce da scavo; sarebbe interessato un volume complessivo di 330 mila metri cubi di materiale inerte. Tuttavia il progetto per potersi svolgere deve prima vedere risolto il problema relativo alla proprietà della ex cava, che per il 51% appartiene al privato mentre il 49% è della società pubblica Sabb.