
Il tribunale di Bergamo
Trescore Balneario (Bregamo), 3 giugno 2018 - Colpo di scena nel processo contro il maestro d’asilo dell’istituto comprensivo di Trescore Balneario, 44 anni, residente a Gorlago, alla sbarra con l’accusa di abuso dei metodi correttivi e di disciplina dopo le denunce di tre famiglie di altrettanti bambini della scuola materna, presentate a marzo del 2016. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Miriam Campana, ha chiesto e ottenuto dal giudice Stefano Storto di acquisire tutte le intercettazioni ambientali, audio e video, che erano state effettuate nell’aula dell’asilo dai carabinieri per un paio di settimane, pochi giorni dopo la querela. "Non sono mai state prodotte dall’accusa", ha sostenuto il legale, convinto che da quelle intercettazioni verrà accertata la verità, e cioè che il suo assistito non ha fatto nulla di quello di cui è accusato.
Non solo. Il giudice ha anche chiesto alla Procura di trascrivere integralmente gli audio di tutti i colloqui a cui erano stati sottoposti i bambini. Il dibattimento riprenderà il 5 ottobre prossimo, giorno in cui verrà sentito anche il maestro, che ha sempre respinto le accuse. Secondo le contestazioni, l’uomo, nel corso dell’anno scolastico 2015-2016, avrebbe utilizzato dei metodi poco ortodossi (giochi per i suoi alunni), in cui - è statao ricostruito - alcuni bambini finivano in un armadio, dove c’era il “signor buio”. Un fantomatico personaggio terrorizzante che era stato poi descritto dagli alunni in alcuni disegni.
Un bambino avrebbe poi riferito agli investigatori nel corso delle indagini che altri suoi compagni erano stati legati con dello scotch e che lui e altri bambini avevano dovuto liberarli. Tutte circostanze su cui i genitori dei bambini, dopo i racconti fatti dai figli, si erano confrontati nel corso di una riunione, decidendo poi di fare scattare la denuncia contro il maestro (nove le parti civili presenti al processo, e cioè i componenti di tre nuclei familiari di altrettanti bambini). Secondo la difesa si tratta invece di un equivoco: quanto denunciato dalle famiglie sarebbero in realtà soltanto dei giochi di ruolo e attività previste dal programma. Per l’accusa, viceversa, saremmo di fronte a delle vere e proprie vessazioni che nulla hanno a che fare con la funzione pedagocica ma riguardano invece l’ambito penale. Spetterà al giudice risolvere il dilemma.