Terno d’Isola, ucciso a coltellate per un rimprovero: "Spavaldo e aggressivo"

Le motivazioni della sentenza di condanna per Alessandro Patelli che ammazzò Marwen Tayari davanti alla famiglia. L'omicidio avvenne a Bergamo

Alessandro Patelli al suo arrivo in aula

Alessandro Patelli al suo arrivo in aula

Terno d'Isola (Bergamo) - “Sliding doors”, porte scorrevoli. Il titolo del film viene ripreso anche nelle motivazioni della sentenza del 18 novembre che condannò a 21 anni Alessandro Patelli per l’omicidio del tunisino Marwen Tayari, 34 anni, residente a Terno d’Isola, ucciso con 6 coltellate l’8 agosto 2021 in via Novelli davanti alla compagna Eleonora Turco e alle loro figlie minori. La difesa, con l’avvocato Enrico Pelillo, in prima istanza aveva invocato l’assoluzione per legittima difesa e in ultima ipotesi che non venisse riconosciuta l’aggravante dei futili motivi.

La vittima Marwen Tayari con la moglie
La vittima Marwen Tayari con la moglie

Nella tragica vicenda di via Novelli sono intervenute imprevedibili contingenze, sliding doors, appunto. La molla che portò Patelli (21 anni, ora ai domiciliari) ad accoltellare mortalmente Tayari, secondo il Tribunale, fu determinata da uno stimolo lieve e banale scaturito da un rimprovero che la vittima aveva fatto all’imputato quando nel risalire le scale del palazzo dove abitava con i genitori e il fratello maggiore, aveva urtato una delle figlie del tunisino. La reazione del Patelli era stata una serie di parolacce, imprecazioni. È evidente, si legge nelle motivazioni, che quanto accaduto dopo è strettamente collegato allo stato d’animo di Patelli, per un futile motivo.

E tuttavia non si può prescindere dal considerare il peso che può aver avuto la sua giovane età. Patelli non aveva ancora 20 anni, si trovava ancora nello stadio evolutivo della personalità, quando "l’agire individuale può essere facilmente influenzato o addirittura sopraffatto dal dominio dei sensi o da stati emotivi". Esuberanza giovanile di un’età non ancora matura, che si è trasformata in sconsideratezza al punto da non aver consentito all’imputato di controllare le proprie manifestazioni emotive, mostrandosi davanti al Tayari con un fare "guasconesco" e "con spavalda aggressività" senza valutare dove avrebbe potuto condurlo quel suo atteggiamento.