Startup, errori che costano caro: "Il 92% si ferma entro 18 mesi"

L’esperto della Bicocca: non basta il know-how tecnico. Incubatori preziosi

Startup, errori che costano caro: "Il 92% si ferma entro 18 mesi"

Startup, errori che costano caro: "Il 92% si ferma entro 18 mesi"

"Solo 8 startup su 100 resistono. Ma ai miei studenti del primo anno continuo a ripetere di non aspettare solo che un’impresa li assuma".

Fabio Corno è professore associato di economia aziendale all’Università di Milano-Bicocco: non c’è contraddizione?

"L’innovazione è un mondo immenso. Da docente il mio sforzo quotidiano è quello di convincere i ragazzi a guardare al loro futuro anche nelle vesti di imprenditori. Da operatore che accompagna le startup ci sono dei dati da considerare: da una parte il 92% delle startup innovative muore a 18 mesi dall’avvio perché ci sono errori da evitare, dall’altra rappresentano un fenomeno in crescita soprattutto in Lombardia, Lazio e Campania".

Quali sono le cause del tasso di mortalità così alto?

"Sono realtà che si basano su un elemento fortemente innovativo, ma perché diventi impresa questo elemento innovativo va “vestito“ e accompagnato a una capacità di gestione manageriale: il ruolo degli incubatori e dei programmi di pre-accelerazione sono fondamentali".

È difficile accedere?

"Gli incubatori propongono grandi offerte e vedono migliaia di giovani potenziali imprenditori. L’importante è evitare percorsi standardizzati: ogni startup è diversa dall’altra. Inoltre non va dimenticato che spesso ci si trova di fronte a giovani con competenze tecniche ma anche a persone fragili".

C’è anche un problema di reperibilità dei finanziamenti?

"Non credo che sia una delle prime cause della mancata sopravvivenza delle startup. Piuttosto esiste un problema di competenze nelle startup innovative: spesso c’è un approccio semplicistico, oltre a un know how tecnico servono studi di mercato, la conoscenza dei competitor e conquistare la fiducia dei mercati finanziari".

Esiste un percorso più sicuro? Meglio diventare un’impresa autonoma o essere assorbiti da un grande gruppo?

"Non c’è una strada più sicura, molto dipende anche dalla natura degli imprenditori. Nei casi in cui si viene inglobati da grandi imprese bisogna capire quanto siano in grado di garantire autonomia e la giusta flessibilità alla startup. C’è anche una terza via tra l’autonomia e l’acquisizione: portare a bordo della startup un soggetto più maturo. Cito il caso di un’azienda del settore biotech che ha costituito una società con una startup mettendo a disposizione un manager e concordando un piano di stock option: al raggiungimento di determinati obiettivi la startup potrà aumentare la quota societaria o rivedere le azioni a un valore più alto". L.B.