Solo tre mediatori linguistici in campo Ma in cella uno su due è straniero

Risultano in servizio a Bergamo, Busto Arsizio e Brescia (Canton Mombello)

Solo tre mediatori linguistici in campo  Ma in cella uno su due è straniero

Solo tre mediatori linguistici in campo Ma in cella uno su due è straniero

Molti detenuti stranieri, pochi mediatori o interpreti. La Lombardia è tra le regioni con la più alta incidenza di persone di origine non italiana (46,2%), dopo Liguria, Veneto ed Emilia Romagna. Le percentuali variano tra gli istituti: secondo i dati raccolti da Antigone, a San Vittore si arrivava al 61,27%, 54,41% a Lecco, quasi 60% a Busto Arsizio. Eppure, sommando i mediatori linguistici e culturali ministeriali di 7 istituti lombardi (per 4 il dato non è disponibile), si arriva a un totale di 3 persone impiegate per agevolare le relazioni con chi è straniero. Una situazione, quella della carenza di personale, che è trasversale ai diversi profili impegnati in carcere: per gli educatori, ad esempio, fondamentali per il reinserimento dopo la detenzione, si parla di un rapporto con i detenuti che a Brescia è pari a 78,5 (Canton Mombello, più virtuoso Verziano con 55,5), a Bergamo arriva addiruttura a 176,33 denuti per educatore, a Lecco a 68 (non disponibile il dato di Como). Aspetti che, uniti al sovraffollamento, all’assenza di possibilità di inserimento, alle difficoltà di cura dei detenuti con malattie psichiatriche, creano un clima critico, terreno fertile per aggressioni e autolesionismo: il 2022, in particolare, passerà alla storia come l’anno col più alto numero di suicidi. F.P.