Oltre 2.500 persone in corteo per dire sì all’accoglienza e alla cittadinanza. È stata un fiume la marcia di “Io Accolgo“, che ieri pomeriggio ha attraversato il centro di Brescia: ad aprirlo, alcuni ragazzi che hanno ottenuto lo status di rifugiato. Tanti i sindaci partecipanti a un’edizione, la nona, che arriva in un contesto di forti tensioni, dopo la stretta voluta dal Governo che sta mettendo in grande difficoltà i Comuni “accoglienti“.
"Meno di un Comune su cinque, nel Bresciano, ha dato disponibilità – ha ricordato Maddalena Alberti, direttrice Adl a Zavidovici, gestore Sai – perché non c’è un vincolo per i Comuni ad accogliere in modo strutturato e integrato. La militarizzazione del discorso pubblico attorno all’accoglienza e le repressioni dei nuovi decreti aprono una nuova stagione di riduzione dei diritti per chi arriva in Italia in cerca di protezione e di un futuro".
Duro l’intervento dell’assessore all’Inclusione Marco Fenaroli. "Manifestiamo per rispondere alla propaganda sull’invasione e per la nuova rotta del Governo, che ha cancellato l’accoglienza a favore dei respingimenti".
Ma se tutto il sistema viene smantellato (col decreto Cutro, nei Cas non si può fare alfabetizzazione né assistenza sanitaria, solo vitto e alloggio per i quali 30 euro al giorno sono insufficienti, tanto che molti gestori non ce la fanno) e visto che è impossibile rimpatriare 130mila persone, per Fenaroli c’è un’unica conclusione: "Tutte queste persone finiranno nelle città capoluogo, producendo grande tensione: è ciò che vogliono".
Tra i temi anche quello della cittadinanza per chi è nato e cresciuto in Italia, di cui hanno parlato Aziz Sawadogo, consigliere comunale nel Lecchese, e Raisa Labaran, consigliera comunale a Brescia, evidenziando che la cittadinanza non può essere un privilegio.