Sempre più poveri al refettorio "Ho perso tutto, dormo in strada"

Alla mensa istituita dal Decanato di Magenta non si viene solo per consumare un pasto caldo. C’è chi si rivolge ai volontari per chiedere aiuto, da un alloggio alla richiesta di un’occupazione

MAGENTA (Milano)

di Graziano Masperi

È una povertà che si avverte sempre di più, semplicemente guardandosi attorno. Sempre più gente al refettorio di Non di solo pane per ritirare la cena, ma purtroppo c’è anche chi non ha la casa. Ed è costretto a vivere sulle panchine. Fenomeno in crescita anche in una città come Magenta. L’altro giorno i residenti di via Foscolo nella frazione di Pontenuovo hanno chiamato la Polizia locale perché un uomo si era stabilito, da diversi giorni, sul marciapiede vicino alla farmacia. In mezzo agli escrementi e alla sporcizia. La Polizia locale lo ha aiutato e ha allertato le strutture competenti che cercheranno di fare qualcosa per quell’uomo, straniero che non sapeva una parola di italiano e non si sa da dove sia arrivato. Storie ordinarie non solo nelle metropoli, ma anche nelle piccole cittadine.

Storie come quella di Oscar che da diversi mesi vive sulle panchine, vicino alla fontana di via Milano e ai giardini di Casa Giacobbe. Oscar non è più un ragazzo, ha i suoi bravi 70 anni e tanti acciacchi dovuti all’età. Si trascina a malapena camminando e non riesce a fare nemmeno quel chilometro e mezzo che separa via Milano dal refettorio di via Moncenisio per prendersi la cena. "Ormai mi chiamano quello della valigia – racconta – perché nel mio zaino c’è tutto quello che possiedo. Una radiolina, quattro stracci e poche cose. Sono nato a Milano, in via Giambellino, dal nome del bar che ha ispirato la canzone di Gaber. Da una decina di anni sono residente a Magenta. Ho contattato tutti gli enti preposti, ma non si è mai concluso nulla".

La cosa urgente per Oscar è avere un alloggio. Ormai siamo nel periodo autunnale e le serate sono già fredde. Per un uomo anziano i rischi aumentano. Oscar non è uno che se l’è cercata, che ha combinato qualcosa di grave e si è ritrovato senza nulla da un giorno all’altro.

Con la morte della compagna la casa, intestata a lei, è passata ai figli e lui non aveva alcun diritto. Nonostante una vita a lavorare come autotrasportatore si è ritrovato senza una pensione dignitosa. Tanti si sono accorti di lui, cittadini e volontari. Lo avvicinano, chiedono se ha bisogno di un aiuto. Ma senza una casa Oscar non può tirare avanti. "Con i mesi freddi che si avvicinano l’unica alternativa che avrò sarà quella di andare al pronto soccorso – aggiunge – se mi troveranno morto sulla panchina allora spero che in tanti si faranno delle domande". È una situazione terribile. La cosa ancora peggiore è che si sta generando una guerra tra poveri che andrebbe proprio evitata. "Aiutano prima gli ucraini degli italiani", commenta Oscar con un pizzico di rabbia che non cerca di nascondere.