AGNOSINE (Brescia)
Morire sul lavoro in circostanze assurde, schiacciata dall’auto di servizio che si è messa in movimento da sola e l’ha travolta. È successo a una guardia giurata di 51 anni: Claudia Pini, originaria di Bassano Bresciano, mamma di due figli. L’incidente è avvenuto intorno all’una, la notte tra sabato e domenica, ad Agnosine, in Vallesabbia. Stando a quanto è stato ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Salò la donna, dipendente dell’agenzia di sicurezza G4, era impegnata nella ronda abituale tra le aziende quando è rimasta coinvolta dall’infortunio.
Arrivata davanti al cantiere Terna, in località Pirla, Claudia Pini avrebbe posteggiato e sarebbe scesa dall’auto tralasciando di tirare il freno a mano. Doveva solo verificare che fosse tutto in ordine e lasciare il bigliettino di visita effettuata nel cantiere. Un attimo e voltandosi si è resa conto che la macchina si era messa in moto da sola, si stava spostando in retromarcia su un falso piano e in pochi secondi aveva preso velocità. Agendo d’istinto, la guardia pare abbia provato a fermare il veicolo con il proprio corpo, piazzandosi davanti e sottovalutando il peso del mezzo. Durante quel tentativo concitato sarebbe stata urtata dalla portiera del lato guidatore che lei stessa aveva lasciato aperta. Invece la portiera l’ha urtata, scaraventata a terra e fatta finire sotto la macchina, uccidendola. Ad accorgersi dell’incidente è stato un residente che abita non lontano dalla Terna. L’uomo ha subito lanciato l’allarme e chiesto aiuto al 112. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, il cui intervento si è reso necessario per estrarre la vittima bloccata sotto l’auto. Claudia Pini purtroppo era già morta, non ha fatto in tempo nemmeno a raggiungere l’ospedale. Il pm di turno Antonio Bassolino non ha disposto l’autopsia e ha restituito la salma ai famigliari.
L’infortunio ha rinfocolato la polemica in atto tra i sindacati per le condizioni di lavoro "massacranti" delle guardie, non solo per il contratto scaduto da 7 anni. "Non si dovrebbe permettere a un collega di uscire in pattuglia in solitudine e trascorrere tante ore al volante spostandosi da un luogo all’altro del territorio", denuncia Cristian Perrone, Cgil.
Beatrice Raspa