
Scivolata fatale sul Monte Rosa Muore superesperto di montagna
È precipitato per 400 metri sul massiccio del Monte Rosa con la sua compagna di cordata, una 47enne bergamasca, rimasta gravemente ferita: la donna si trova ricoverata all’ospedale Parini di Aosta, nel reparto di Rianimazione: la prognosi è riservata. La vittima è Angelo Panza, 66 anni (ne avrebbe compiuti 67 a dicembre) originario di Sedrina, ma da anni residente a Sorisole, sposato e padre di 2 figli. La disgrazia ieri alle 9.30 sul Lyskamm, nel massiccio del Monte Rosa. Panza era un grande appassionato. La montagna la conosceva bene. A certificarlo il fatto che ha ricoperto la carica di direttore della scuola centrale di scialpinismo del Cai nazionale. Inoltre è stato anche direttore della scuola orobica "Enzo Ronzoni" di alpinismo con sede a San Pellegrino. Non uno sprovveduto, ma sapeva come affrontare le vette. Così come la sua compagna di cordata, socia Cai.
Panza e la sua compagna erano partiti ieri mattina presto dal rifugio Quintino Sella al Felik per compiere la traversata est-ovest del Lyskamm, lungo la frontiera italo-svizzera, tra la Valle d’Aosta e il Vallese, tra le località di Gressoney-La Trinitè e Zermatt. I 2 alpinisti erano legati tra loro ed attrezzati, anche con i ramponi. E allora cosa può essere accaduto? Quale la possibile causa dell’incidente? Una delle ipotesi avanzate dai soccorritori è che uno dei due sia scivolato in un passaggio delicato su roccia o su ghiaccio, trascinando l’altro con sé. L’incidente è avvenuto in cresta, tra il Lyskamm orientale e quello occidentale, a 4.400 metri di quota, in un punto senza cornici di neve evidenti. A dare l’allarme è stata un’altra cordata composta da alpinisti francesi che ha assistito all’incidente. Scattato l’allarme, sono intervenuti i tecnici del Soccorso alpino della Finanza di Cervinia e del Soccorso alpino Valdostano. All’arrivo dei soccorritori la donna era in gravi condizioni, ma ancora cosciente. È stata trasportata in elicottero all’ospedale di Aosta per essere sottoposta a ulteriori accertamenti. Appena possibile sarà sentita. La sua testimonianza è preziosa per ricostruire l’esatta dinamica della disgrazia. Mentre per Angelo, purtroppo, non c’è stato nulla da fare: al medico non è rimasto altro che constatarne il decesso.
Francesco Donadoni