MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

A Selvino la rinascita non era fiction: una produzione di RaiUno celebra Sciesopoli

“La guerra è finita” con Michele Riondino, in onda in quattro serate su Raiuno da lunedì 13 gennaio, ha riacceso l’interesse sull’ex colonia fascista che dopo la guerra ospitò gli orfani ebrei

Una produzione Rai celebra Sciepoli

Selvino (Bergamo), 10 gennaio 2020 - Il luogo della memoria. La fiction “La guerra è finita” con Michele Riondino, in onda in quattro serate su Raiuno da lunedì 13 gennaio, ha riacceso l’interesse sull’ex colonia fascista di Sciesopoli, a Selvino, comune bergamasco di duemila abitanti, sulle montagne della Valle Seriana. Lì nel 1946, alla fine della seconda guerra mondiale, furono ospitati 800 bambini ebrei. Tutti orfani, raccolti tra le macerie dei ghetti, tra le rovine dei lager abbandonati dai nazisti, nelle foreste dove erano sopravvissuti mangiando radici. Come la piccola Jeudith Sole, di 2 anni, proveniente dalla Cecoslovacchia, come la polacca Malka Volfovski, il russo Ascher Liebermann e il lituano Avivit Kissin. Tutti successivamente portati, nel 1948, nell’unica patria che poteva accoglierli: la Palestina. Nei kibbutz si sono sposati, hanno avuto figli e poi nipoti e ogni tanto - l’ultima nel 2015 - alcuni di loro sono tornati a Selvino, hanno raggiunto l’edificio che ospitava Sciesopoli e si sono abbracciati, ricordando che qui è cominciata una nuova vita. La fiction di RaiUno, che racconta la storia di un centinaio di questi ragazzini, prende spunto dal libro di Aharon Megged “Il viaggio verso la Terra promessa. La storia dei bambini di Selvino“. La storia, poi, è stata sviluppata liberamente dallo sceneggiatore Sandro Petraglia e ambientata anzichè nel paesino di Selvino, in pianura padana. Sciesopoli ha una storia doppia: costruita dal Fascismo in onore del patriota Amatore Sciesa, nel 1946 - al termine della guerra - venne affidata da Ferruccio Parri e dal sindaco di Milano Antonio Greppi alla Brigata ebraica, che la trasformò appunto in un rifugio per 800 bambini ebrei rimasti orfani.

Il grande edificio disegnato dall’architetto Paolo Vietti nel 1932, dove si educavano i giovani al fascismo, è dunque diventato il luogo di rinascita delle vittime di quella ideologia. All’epoca la propaganda fascista la considerava la colonia più bella d’Europa: piscina riscaldata, 17mila metri quadrati di parco, sala cinema, dormitori con i lettini bianchi. Nel 1948 la colonia venne svuotata, diventando successivamente una colonia del Comune di Milano per i bambini poveri. Negli anni Novanta Sciesopoli è stata ceduta all’asta a una immobiliare che voleva farne un albergo, ma il progetto è fallito. La colonia è stata chiusa nel 1985, anche se non si è mai esaurito il ricordo di questa storia, tenuto vivo dai selvinesi, dai testimoni diretti e dai loro eredi. Oggi Sciesopoli è un luogo della memoria, come lo ha definito l’Ente nazionale per la memoria della Shoah. Dopo anni di impegno profuso per salvaguardarne il ricordo, il 27 ottobre nell’edificio comunale di Selvino è stato inaugurato il museo “Sciesopoli Ebraica - Casa dei Bambini di Selvino”, per raccontare una storia di rinascita e di speranza, in ricordo dei bambini che sopravvissero alla guerra e alla Shoa: nei giorni felici, ma non facili, trascorsi a Selvino, essi ritrovarono il sorriso e la speranza, nonostante le inguaribili ferite dei ghetti rasi al suolo, delle fughe, delle fucilazioni di massa, delle deportazioni e delle camere a gas, che hanno contrassegnato la loro vita e la storia del Novecento nella pianificazione del genocidio.