Abusi sessuali su bambini, il santone bergamasco condannato a 10 anni

La sentenza del tribunale di Ancora per Massimo Simonetta: aveva costituito una comunità per la "crescita spirituale", all'interno della quale però si consumavano le violenze

Massimo Simonetta

Massimo Simonetta

Bergamo - Dieci anni di carcere al santone e sette anni e quattro mesi alla sua amante soggiogata. Questa la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Ancona a parziale riforma di quella pronunciata il 15 febbraio scorso dal gip del tribunale di Ascoli Rita De Angelis che aveva anche lei condannato a dieci anni Massimo Simonetta, 51enne di Almenno San Salvatore, ma ad otto anni la donna, che dunque in appello ha avuto otto mesi di sconto.

Confermato dai giudici del tribunale inoltre anche il risarcimento di 150.000 euro ad ognuno dei due bambini che, assistiti dall’avvocato Stefano Pierantozzi, si sono costituiti parte civile nei confronti di Simonetta, ma non contro la loro madre.

L’uomo, arrestato ad aprile 2020, anche in secondo grado è stato riconosciuto colpevole di ripetuti abusi sessuali e maltrattamenti fisici e psicologici in danno di una bambina e di un bambino, fratelli. Sul santone pesavano anche le aggravanti della crudeltà, dei motivi abbietti, della minorata difesa e dell’abuso di relazioni.

Bambini sottoposti insieme agli adulti a prove di resistenza degradanti dal bergamasco che aveva soggiogato i loro genitori, costringendo la madre anche a rapporti sessuali incestuosi coi figli. Le vittime all’epoca dei fatti erano bambini, nel frattempo cresciuti; il ragazzo, ora maggiorenne, ha lasciato l’Italia, la sorella ancora minorenne, benché affidata ai servizi sociali, vive con la madre. È stata proprio la figlia a far capire che anche la mamma era stata in fondo vittima di Simonetta che l’aveva soggiogata ai suoi voleri e che, di fatto, è stata lei a salvarla dal suo aguzzino. 

I fatti sarebbero avvenuti fra il 2012 e il 2014 ad Ascoli e nel Fermano, luoghi dove l’uomo aveva costituito una sorta di comunità di studio e meditazione su tematiche spirituali e di crescita interiore, vantandosi di spiccate capacità sessuali. Simonetta si spacciava anche per avvocato. Per ottenere l’iscrizione all’Ordine aveva prodotto un’autocertificazione allegando, però, falsi documenti.

Nel processo sono state sentite alcune persone che hanno partecipato agli incontri col santone: hanno riferito di "macchinette della corrente" che servivano per aumentare la capacità di resistenza di ognuno. Lo stesso santone vi si sottoponeva, aumentando progressivamente il voltaggio testimoniando che con la forza interiore ci si poteva adattare.