
di Amanzio Possenti
Cinquant’anni fa, come in questi giorni, il 27 novembre 1971, si teneva la solenne inaugurazione di un’opera di arte e di fede – la Via Crucis dello scultore Piero Brolis (Bergamo 1920-1978) – che, nel Tempio di Ognissanti al cimitero di Bergamo, è diventata una straordinaria testimonianza visitata da migliaia e migliaia di ammiratori, capolavoro per le caratteristiche espressive, l’eccezionalità e le novità formali e contenutistiche della struttura. A differenza delle Vie Crucis esistenti, questa di Brolis è un racconto unico e continuo di quasi 46 metri, in bronzo di lega, su due fasce, 82 personaggi in altezza di due metri, con rilievo da 17 a 27 centimetri. E soprattutto le 14 stazioni narrano non secondo la tradizione bensì seguendo la linea inedita dei sette vizi capitali e l’incontro dei peccatori, fra i quali il ladrone Barabba, con Gesù che muore in croce per la loro redenzione.
Insomma è un’opera originale, di rara bellezza e forza plastica, qualcosa di grandioso e artisticamente potente, in uno scenario di intensa attrazione sacra. Quando il committente, il cappuccino fra’ Giangrisostomo da Cavriana cappellano del cimitero di Bergamo negli anni Sessanta del secolo scorso incaricò della realizzazione della Via Crucis lo scultore Brolis, l’artista, allora quarantenne, cominciò con entusiasmo e secondo il suo stile l’ideazione e la progettazione attraverso centinaia di disegni e bozzetti sino all’ok dato dalle due commissioni scelte per valutare l’ambizioso progetto, quella comunale (poiché la Chiesa di Ognissanti è di proprietà del Comune di Bergamo, in essa sono proposti anche gli splendidi mosaici del pittore Trento Longaretti) e quella sacra, della Curia bergamasca. Brolis – scultore di alto rango, fra i più autorevoli del Novecento – collocò le prime due Stazioni, la 1 e la IV, nel 1963 e poi via via, mano mano che erano pronte presso la fonderia De Andreis di Rozzano (Milano), tutte le restanti sino al novembre 1971, epoca inaugurale.
Dopo 50 anni la grande scultura bronzea rivela intatta la bellezza, la poesia, la drammaticità: aveva bisogno di essere ripulita, operazione manutentiva a cura del Comune conclusa nei giorni scorsi (spesi complessivamente 600mila euro) che ha riguardato anche i mosaici longarettiani, la ritinteggiatura dell’edificio sacro, il nuovo sagrato in pietra e il rifacimento della facciata in calcestruzzo. Riportato all’originale splendore il Tempio, caro ai bergamaschi, è riaperto alle funzioni e al pubblico in visita al cimitero. Soprattutto resta un richiamo affascinante per quanti apprezzano e amano l’arte sacra che, nel caso della Via Crucis di Brolis, è anche arte fortemente civile.