
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)
Bergamo, 6 settembre 2014 - «Le due ragazze volontarie italiane rapite, la varesina Greta Ramelli e la bergamasca Vanessa Marzullo, sono mie amiche. Saranno libere, questione di tempo». Una voce, finalmente, nel grande, pneumatico silenzio che circonda la sorte di Greta e Vanessa, rapite all’inizio di agosto in Siria, nella zona di Aleppo. È la voce di Hassan Sanoufe, membro del Coordinamento dei Siriani Liberi, un comitato presente e attivo in Lombardia. Intervistato ieri sera al telegiornale di Telelombardia, alla domanda se ha avuto recenti contatti con loro, Sanoufe ha spiegato, anche se con qualche riserva, le ragioni del suo prudente ottimismo: «Ho qualche amico in Siria e non so fino a che punto possa essere attendibile quello che mi ha detto perché è un ufficiale dell’esercito libero, ma lui sostiene che è soltanto una questione di tempo e sicuramente Greta e Vanessa saranno liberate».
Una sortita che ha sorpreso i familiari delle due volontarie italiane, sospesi da settimane fra attesa, speranze, delusioni. E soprattutto privi di notizie. «Sarebbe - dice Salvatore Marzullo, padre di Vanessa - una bella cosa. È quello che ci stiamo augurando tutti. Speriamo che questo signore abbia ragione e che le sue informazioni siano fondate. Noi non abbiamo nessun tipo di notizie». È la cautela di chi troppe volte ha aperto il cuore all’ottimismo per poi ripiombare nell’angoscia. È tanta la stanchezza accumulata. «Abbiamo bisogno - ammette il padre di Vanessa - di riposo mentale. Il cervello è davvero stanco. Questa mancanza di notizie ci sta consumando tutti. Speriamo, possiamo solo sperare. L’unica cosa che la Farnesina ci assicura è che stanno lavorando e che le riporteranno a casa. Adesso abbiamo bisogno solo di tranquillità e di silenzio».
Greta Ramelli abita a Gavirate, nel Varesotto, Vanessa Marzullo a Brembate, in Bergamasca. Entrambe poco più che ventenni, vengono rapite la notte fra il 31 luglio e il primo agosto. L’ultimo contatto sarebbe avvenuto circa due settimane fa e avrebbe rassicurato sullo stato di salute delle due cooperanti. Ma le esecuzioni in pochi giorni di due giornalisti, decapitati da un boia incappucciato, hanno rinfocolato l’ansia e fatto risalire timori mai sopiti.
gabriele.moroni@ilgiorno.net