
La sera del 19 agosto scorso, Mykola Ivasiuk (nella foto), ucraino di 38 anni, morì fuori dal "Rosy bar"...
La sera del 19 agosto scorso, Mykola Ivasiuk (nella foto), ucraino di 38 anni, morì fuori dal "Rosy bar" gestito da cinesi, a Casazza, lungo la strada provinciale del paese. Ivasiuk venne colpito da un pugno da un 39enne Mario Romeo con precedenti, residente a Limbiate, in Brianza, che restò accanto alla vittima nei suoi ultimi istanti di vita, cercando anche di rianimarlo. Romeo fu poi arrestato per omicidio dai carabinieri della Compagnia di Clusone e liberato dalla gip Lucia Graziosi. Da mercoledì 22 gennaio è tornato in carcere dopo che la Cassazione ha respinto l’ultimo ricorso della difesa dando ragione alla pm Silvia Marchina che aveva impugnato la decisione del tribunale ritenendola "assolutamente distonica e contraddittoria" sia rispetto alla ricostruzione agli atti sia alla giurisprudenza. Fuori dal bar Rosy di Casazza, quella sera, Romeo fu il primo a colpire con un pugno violento l’ucraino residente a Casazza. Ivasiuk era ubriaco, aveva discusso con la compagna all’interno del locale. Stava diventando molesto, tanto che alcuni avventori si erano lamentati per il suo atteggiamento. L’uomo che lo conosceva da tre anni, lo aveva invitato a lasciare il locale per evitare problemi. Ma la vittima non voleva saperne. Allora Romeo lo aveva compagnato fuori dal bar e poi minacciato prima di sferragli il pugno che lo aveva buttato a terra insieme al bicchiere di vetro che in contemporanea, il marocchino Mohamed Amine Mouhssine di 33anni, gli aveva spaccato in testa. Il nordafricano era stato intercettato e arrestato in Spagna a settembre dal personale del "Fugitive active search team" del Central operational unit della Guardia civile in stretta collaborazione con le autorità italiane. Mouhssine da settembre e da allora è in carcere. Per entrambi l’accusa è di omicidio preterintenzionale. F.D.