Bergamo, ammazza di botte la compagna durante la quarantena

La donna, 34 anni, è morta dopo una settimana di coma. L'uomo aveva parlato di caduta accidentale, versione confermata dalla madre della vittima

L'abitazione dove si è consumato il dramma e, nel riquadro, la vittima

L'abitazione dove si è consumato il dramma e, nel riquadro, la vittima

Bergamo, 26 aprile 2020 - Per mesi l'ha aggredita e picchiata a calci e pugni fino a mandarla in coma. L'ultimo brutale pestaggio è costato la vita alla compagna dopo una settimana di coma. Per la procura di Bergamo Viviana Caglioni, 34enne, è stata uccisa durante la quarantena in casa a calci e pugni dal compagno.  La sua morte risale al 6 aprile, ma l'aggressione è della notte tra il 30 e il 31 marzo.

Dopo settimane di indagini oggi è arrivato l'arresto del compagno, Cristian Michele Locatelli, 42 anni, da sei mesi convivente della vittima. Il pm Paolo Mandurino, che ha coordinato le indagini, e il gip Federica Gaudino lo hanno fermato per omicidio volontario pluriaggravato. Nelle settimane dopo l'aggressione l'uomo ha cercato di depistare gli inquirenti. Dopo la morte della donna, avvenuta il 6 aprile in ospedale a Bergamo dove era stata ricoverata, sono iniziate le indagini della Squadra mobile della Questura. Il delitto si è consumato in un'abitazione di via Maironi da Ponte, a Bergamo, una casa divisa in due appartamenti separati, con uno spazio comune in cui la coppia viveva con la madre di lei e lo zio. Locatelli, dopo l'arresto, ha riferito agli inquirenti di avere picchiato la compagna per gelosia, pestandola con calci e pugni alla testa e all'inguine. E' proprio dalle strane ferite, non compatibili con una semplice caduta e segnalate sia dai soccorritori sia dai medici, che sono partite le indagini. La sera dell'aggressione la madre di lei e l'uomo avevano chiamato il 118 dichiarando che Viviana si era ferita per una caduta accidentale. Dopo la morte di Viviana, gli investigatori hanno sentito sia la madre di lei che il compagno, ma la loro versione è rimasta sempre la stessa, quella della caduta accidentale.

A quel punto sono scattate le intercettazioni telefoniche: lo zio della vittima a quel punto, anche lui presente la sera dell'aggressione, ha iniziato a parlare e a descrivere quello che era successo nella tragica notte del 30 marzo. L'uomo ha parlato della terribile aggressione da parte di Locatelli, i cui violentissimi colpi avevano lasciato Viviana stesa sul pavimento esanime per un'ora, prima che venissero chiamati i soccorsi. Locatelli era stato anche interrogato nel corso delle indagini, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere.