BEATRICE RASPA
Cronaca

Piazza della Loggia, ricorso respinto: "Sentenza per guardare avanti"

Brescia, Milani dopo il rigetto sottolinea il valore e il profondo rispetto procedurale della sentenza del 2017. Gli avvocati dell’ex Fonte Tritone: "Attendiamo le motivazioni. Ma certo porteremo il caso alla Corte europea" .

Piazza della Loggia, ricorso respinto: "Sentenza per guardare avanti"
Piazza della Loggia, ricorso respinto: "Sentenza per guardare avanti"

Si dicono determinati a proseguire fino in fondo per amore di giustizia. La Cassazione l’altra sera ha bocciato il ricorso contro il rigetto della revisione dell’ergastolo per Maurizio Tramonte, ma l’ex Fonte Tritone, dal 2017 nel carcere di Fossombrone a vita con l’accusa di concorso nella strage di piazza Loggia, non si dà per vinto.

"Attenderemo le motivazioni - ha fatto sapere l’avvocato Baldassarre Lauria, che con il collega Pardo Cellini assiste il 71enne padovano - Ma certo porteremo il caso alla Corte europea: riteniamo violati i diritti fondamentali della difesa, Tramonte è stato giudicato a Brescia in modo non imparziale da un presidente che non era compatibile". Il riferimento è a Giulio De Antoni - ora in pensione - che lo scorso 5 ottobre ha bocciato l’istanza di revisione non ritenendo le nuove prove sufficientemente forti da smontare un impianto probatorio costruito in decenni di procedimenti. Negli anni ‘70 giovane spia del Sid, infiltrato nella destra eversiva di Ordine Nuovo, Tramonte oggi è l’unico condannato per la bomba. L’altro, il medico veneziano Carlo Maria Maggi, l’ideologo della strategia della tensione, è morto nel 2018 ai domiciliari mentre scontava l’ergastolo. Prima la procura, poi la procura generale, hanno sostenuto che Tramonte fosse un habitué delle riunioni organizzative di Maggi, leader indiscusso non solo delle cellule eversive venete, ma anche di quelle lombarde, legate strettamente alle prime. Lui però si dice innocente.

I difensori hanno provato a smentire la presenza del loro assistito a Brescia, e per farlo, oltre ad aver fornito documenti e fotografie e avere eseguito perizie antropometriche su vecchi scatti, Lauria e Cellini hanno chiamato a testimoniare anche la ex moglie e la sorella di Fonte tritone. Ma per la Corte, così come per la magistratura e le parti civili, la condanna è fondata su ben altro che non la presenza in piazza. Dal canto suo l’instancabile Manlio Milani e la sua Casa della memoria plaudono ai giudici romani, la cui decisione "sottolinea il valore e il profondo rispetto procedurale della sentenza del 2017. Una conferma che ci permette di affrontare i nuovi impegni giudiziari".