Questa volta è toccato ai genitori raccontare di Sharon. La loro seconda figlia: prima c’è Melody, ultimo è Christopher. Papà Bruno Verzeni, per anni all’ufficio anagrafe di Bottanuco, attivo nel volontariato, e mamma Maria Teresa Previtali, impiegata, che fino ad oggi ha sempre dribblato i cronisti e le tv. È rimasta dietro le quinte, silenziosa, chiusa nel suo personale dolore, quello di un mamma che ha perso la figlia e in modo così violento. Lunedì sono stati convocati al comando provinciale dei carabinieri per essere sentiti di nuovo.
Marito e moglie sono arrivati intorno alle 14,35, in auto: Bruno alla guida, Maria Teresa a fianco, “nascosta” dietro occhiali da sole. Martedì erano stati sentiti gli altri due figli e il marito di Melody, un interrogatorio fiume, quasi sei ore. Lunedì i carabinieri hanno sentito i genitori di Sharon per sette ore e mezza. All’uscita dalla caserma non si sono fermate a rispondere alle domande dei cronisti.
Secondo quanto si apprende, gli inquirenti hanno affrontato coi genitori il tema del rapporto con Sergio e dell’avvicinamento all’organizzazione Scientology, su cui lei non aveva fornito aggiornamenti alla famiglia. Elemento rilevante: sembra che la notte dell’omicidio sia stata l’unica volta in cui Sharon è uscita più tardi del solito. L’indagine potrebbe essere vicina a una svolta.
Il tema, nel complesso, era sempre lo stesso: approfondire la sfera privata della 33enne. Dalla storia con Sergio Ruocco al lavoro al bar Vanilla di Brembate, il diploma di estetista riposto nel cassetto dopo alcuni anni, le amicizie, le colleghe di lavoro, le frequentazioni. Gli interessi, tra cui quello per Scientology, come si è accostata. I corsi costavano qualche migliaio di euro e forse c’è stata qualche discussione magari anche con Sergio (che smentisce: “Invenzioni”). Sull’argomento tagliano corto gli inquirenti: “Stiamo lavorando”.
Tornando alla notte dell’omicidio, nella ricostruzione, il primo fendente a Sharon è stato inferto sullo sterno, oppure è stata accoltellata alle spalle tre volte e poi davanti? Nemmeno l’autopsia sarebbe stata in grado di fornire una indicazione di massima. Quindi non si può stabilire con certezza se mentre camminava lungo via Castegnate, a Terno d’Isola, Sharon abbia incontrato il suo assassino, vis a vis, davanti a lei. Assassino che all’improvviso ha estratto il coltello e l’ha colpita. Ma non si può escludere che la stesse seguendo alle spalle.
Di certo l’aggressione è stata veloce, rapidissima, fulminea: la sequenza dei colpi e poi via. Sharon non ha avuto il tempo di gridare aiuto. L’arma del delitto, un coltello con lama appuntita, uno di quelli che si utilizzano in cucina. Oppure un pugnale. Le ecchimosi trovate sulle braccia, piccole lesioni, sono più compatibili con la presa da parte del personale sanitario, giunto sul posto per soccorrere la barista, a terra sanguinante, piuttosto che da difesa. Sotto le sue unghie non è stato rilevato nulla di interessate perché erano corte.
Una traccia di Dna del killer? Proprio per via della rapidità con cui sono stati inferte le coltellate, non è così scontato che l’assassino, nonostante la vicinanza con la vittima, possa aver lasciato tracce sugli abiti che indossava Sharon. Vestiti che sono stati spediti al Ris di Parma alla ricerca di un profilo utile alle indagini. Naturalmente sono stati eseguiti anche i prelievi. In attesa dei risultati dei Ris, gli investigatori vanno avanti con la visione delle immagini delle telecamere, i tamponi (hanno raccolto il Dna a una quarantina di residenti di Terno d’Isola da raffrontare con eventuali tracce biologiche su vestiti della 33enne).
“Chi ha visto qualcosa si faccia avanti. Ci stanno rovinando la vita a tutti”, si è sfogata lunedì Maria Rosa, madre di Sergio Ruocco: “I sospetti su mio figlio? Avrei messo la mano sul fuoco per lui. Spero che prendano presto il colpevole”. Così il fratello Stefano: “Sergio non sarebbe mai stato in grado di fare una roba del genere. Ci si può giurare”.