Il nodo del dialetto può spiegare la dinamica del delitto di Entratico

Consulenti al lavoro per dare un preciso significato a una parola detta fra presunto omicida e amico

La cascina del professore Cosimo Errico ucciso con 23 coltellate

La cascina del professore Cosimo Errico ucciso con 23 coltellate

Bergamo - Un avverbio può mutare il senso della frase. Così come una negazione può cambiare lo scenario delle intenzioni. Si voleva uccidere o picchiare il professore? Interpretazioni con cui ieri i consulenti dell’accusa e i periti del tribunale si sono confrontati. Corte d’assise, processo per l’omicidio del professore Cosimo Errico ucciso con 23 coltellate tra le 18.30 e le 18.45 del 3 ottobre 2018 nella Cascina dei fiori, a Entratico, una sorta di fattoria didattica. Il corpo carbonizzato fu trovato dal figlio Simone. A processo per omicidio e distruzione di cadavere Pal Surinder, 58 anni, indiano, che lavorava alla cascina, indagato per favoreggiamento un suo connazionale, Singh Mandip, 39 anni.

Consulenti del Pm (Carmen Santoro) e perito del tribunale si sono incagliate davanti a una frase riportata nelle intercettazioni captate a Surinder e Singh mentre viaggiavano in autobus. Soffermandosi in particolare sul significato della parola “marda“ che si presta a una duplice interpretazione nel dialetto indiano punjabi, uno dei tanti del Paese dove dove basta spostarsi di soli 10 chilometri per trovarne uno diverso. Secondo il perito quella frase poteva essere tradotta così: "E’ stata colpa tua, lo dovevi solo picchiare, l’hai picchiato". Mentre per i consulenti dell’accusa quella stessa frase era: "E’ stata colpa tua, non dovevi ucciderlo". Negazione che il perito non era importante. Insomma, una divergenza di opinioni che potrebbe avere il suo peso per la sentenza. Poi sono stati sentiti due carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo che hanno ripercorso le indagini, e chiarendo come mai si sono concentrati su Surinder e Mandip. Per l’accusa Surinder dopo essere andato a casa alla fine del lavoro sarebbe tornato alla cascina in bici. Il nodo delle scarpe Carrera, la cui orma è stata trovata sulla scena del delitto, scarpe che la vittima aveva regalato e mai trovate (come l’arma). Gli investigatori avevano organizzato una messinscena (un fotomontaggio) per vedere la reazione dei due. Che, non pensando di essere intercettati, si domandavano come mai le loro fossero finite li.