Omicidio di Bergamo, tutti i punti oscuri nella versione del 19enne fermato

Gli inquirenti stanno cercando di far luce su alcuni elementi nella morte del 34enne accoltellato in via Novelli

Inquirenti sul luogo dell'omicidio, nel riquadro la vittima

Inquirenti sul luogo dell'omicidio, nel riquadro la vittima

Bergamo, 9 agosto - Ci sono troppi elementi che "non tornano" nell'omicidio di Marwen Tayari, il tunisino di 34 anni ucciso domenica scorsa in via Novelli a Bergamo con sei coltellate in seguito a un diverbio per futili motivi. Ed è su questi che gli inquirenti si stanno concentrando per cercare di far luce su alcuni punti oscuri della ricostruzione fornita al pm da Alessandro Patelli, giardiniere di 19 anni, che ha raccontato di essersi soltanto "difeso" perché minacciato dalla vittima con una bottiglia rotta e di non essere rientrato in casa per armarsi ma per prendere il casco. Mentre il coltello a serramanico con cui sono stati sferrati i fendenti mortali, trovato e posto sotto sequestro dai carabinieri, secondo la versione del 19enne era già in suo possesso, perché utilizzato nell'orto di famiglia a Trescore Balneario, dove il giovane pare si stesse recando. 

In primo luogo, se è vero, come afferma Patelli, che la vittima lo stava minacciando con una bottiglia rotta, come mai non ci sarebbe nemmeno un graffio sul suo corpo? Mentre il 34enne, secondo quanto risulta da un primo esame del corpo (ma il resto lo dirà l'autopsia), è stato ucciso con sei coltellate, inferte alla giugulare, all’addome, alla spalla e una alla coscia che avrebbe reciso un'arteria. Davvero troppi fendenti, secondo chi indaga, per una semplice reazione di difesa, come vorrebbe far credere il 19enne. Altro punto da chiarire: come mai il giovane, dopo essere salito in casa, è tornato in strada con indosso il casco e con la visiera alzata? Ultimo dettaglio: se il coltello serviva per piccoli lavori di giardinaggio che il giovane svolgeva nell'orto di famiglia, come mai lo teneva in tasca invece di lasciarlo in campagna?

Dubbi su cui toccherà agli inquirenti far luce. Tanto più che la compagna della vittima, Eleonora Turco, chiede giustizia e racconta tutt'altra versione: "Patelli è sceso con il casco in testa, e la visiera alzata. In mano il coltello a farfalla e rivolgendosi a Marwen gli ha detto: 'Vediamo cosa sai fare'". A quel punto il tunisino avrebbe fatto lo sgambetto al 19enne e sarebbero caduti entrambi a terra, dove poi è iniziata la colluttazione fino alle coltellate finali. 

Fondamentale potrebbe risultare anche la testimonianza di un senzatetto che avrebbe raccontato di aver visto i due ruzzolare a terra e la bottiglia di birra sul marciapiedi. Nuovi elementi potrebbero emergere nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip. 

L'omicidio ha profondamente scosso Bergamo, perché avvenuto in pieno giorno (erano da poco passate le 13), di una tranquilla domenica di agosto, in una zona frequentata da tante famiglie, vicina alla stazione ferroviaria e al viale Papa Giovanni XXIII, la strada che porta a Bergamo Alta.

Ieri si è tenuto un summit sulla sicurezza con il prefetto Enrico Ricci, il questore Maurizio Auriemma e i vertici delle forze dell'ordine.  "Un omicidio in città colpisce, addolora e desta inevitabile preoccupazione - ha commentato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. Quello avvenuto in via Novelli in particolare sconcerta per la dinamica dell'episodio, sotto gli occhi della moglie e dei bambini della vittima, ai quali va tutto il mio cordoglio, e per la giovane età del suo autore. Non sappiamo perché sia scoppiato il diverbio, se i due protagonisti dell'episodio si conoscessero. Quella di via Novelli è una zona 'difficile', spesso associata a problemi di sicurezza, oggetto per questo di particolare e assidua vigilanza da parte delle forze dell'ordine e della polizia locale. Nulla tuttavia può giustificare un atto così efferato, che fa pensare piuttosto a un momento di follia".