FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Ponte San Pietro, neonata morta in ospedale: "Travaglio gestito con imperizia"

Il pm ha chiuso l'indagine: una ginecologa è indagata per omicidio colposo

Lo scorso novembre la piccola Aurora è morta 30 minuti dopo il parto al Policlinico

Ponte San Pietro (Bergamo), 27 aprile 2019 - Il nome per la loro primogenita, mamma e papà, l’avevano scelto in anticipo: Aurora. Invece la vita della piccina è durata trenta minuti, dalle 21.33 dopo il parto con ventosa alle 22.03 quando il suo cuoricino ha cessato di battere, la sera del 20 novembre scorso al Policlinico di Ponte San Pietro. La sua breve storia è riassunta nella denuncia che poi è stata presentata ai carabinieri dai genitori, Lara Bosisio, 29enne di Brembate, e Luigi Ferrari, 22 anni, operaio, nato a Calcinate, residenti in via Fratelli Calvi a Brembate. La procura, pm Giancarlo Mancusi, apre un fascicolo per omicidio colposo. Inizialmente sono 13 le persone indagate, in pratica tutto il personale in servizio quella sera all’ospedale: medici, anestesisti, infermieri e ostetriche. Per tutti si ipotizza il reato di cooperazione in omicidio colposo. Viene effettuata l’autopsia sul corpicino da parte del medico legale Yao Chen, di Pavia, successivamente vengono svolti altri accertamenti più approfonditi con la presenza anche di un consulente della procura, il ginecologo Rezzonico di Como. Arrivano i risultati della perizia e il pm chiude le indagini. Le attenzioni si concentrano su una ginecologa, G.M., 41anni, medico in servizio quella sera nell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Ponte San Pietro. Il reato è sempre omicidio colposo. Contemporaneamente il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione per gli altri dodici indagati.

Per l'accusa, la dottoressa avrebbe causato la morte della piccola Aurora per sofferenza ischemica intrauterina acuta, insorta nel travaglio del parto. Secondo la procura, la ginecologa avrebbe gestito il travaglio e il parto della mamma della piccola con "imperizia, consistita nella violazione delle linee guida di interpretazioni dei tracciati cardiotocografici e delle buone pratiche clinico-assistenziali. Non solo, per l’accusa, se si fosse intervenuto con taglio cesareo, non oltre le 20, avrebbe prevenuto - con altissima probabilità – la morte neonatale". Per la difesa della ginecologa (avvocato Claudia Zilioli), il tracciato cardiotocografico era regolare e il feto non manifestava nessuna sofferenza o stato di stress. La gravidanza si era svolta senza problemi e secondo i calcoli il termine era fissato per il 14 novembre. Raggiunta la data, Lara aspetta ancora qualche giorno e visto che nulla succede, sabato 17 va a farsi visitare all’Ostetricia del Policlinico di Ponte San Pietro. La donna viene sottoposta a un controllo e il medico conclude che la gravidanza procede senza problemi. Viene comunque fissato un appuntamento per martedì 20. Proprio quella mattina si rompono le acque e la coppia si presenta al Policlinico. Lara viene ricoverata e alle 16 inizia il travaglio. Sembra tutto a posto, invece, arrivano le avvisaglie, la comparsa di anomalie cardiotocografiche, indicativo, per gli inquirenti di uno stato di stress fetale. Alle 22.03, nonostante le pronte manovre rianimatorie eseguite dalla pediatra e da due rianimatori, il cuoricino di Aurora smette di battere.