Massacrò di botte la madre che viveva con lui. Il pilota di rally è capace di intendere e volere

Ruben Andreoli uccide la madre senza apparenti motivi. La consulenza psichiatrica non rileva disturbi gravi. La difesa cerca uno sconto di pena.

Ruben Andreoli è capace di intendere e di volere. E lo era anche quando lo scorso 15 settembre uccise, massacrandola di botte, la madre, Nerina Fontana, 72 anni, che viveva con lui e la moglie ucraina in un appartamento a Sirmione. È l’esito di una consulenza psichiatrica difensiva. Giuseppe Rossi, psichiatra incaricato dall’avvocato Marco Capra, ha ravvisato nella personalità del 45enne magazziniere, incensurato, tratti ossessivo compulsivi e schizoidi, ma non tali da inficiarne le facoltà mentali. Il pm Ettore Tisato, che contesta l’omicidio aggravato dal legame parentale e dai futili motivi, ha già ottenuto i giudizio immediato davanti all’Assise il 18 giugno. Ieri però la difesa ha chiesto al gup Matteo Guerrerio l’abbreviato precluso per reati puniti con l’ergastolo, quale è appunto, l’omicidio aggravato. L’istanza è pertanto stata dichiarata inammissibile. Ma la mossa della formalizzazione della stessa permetterà al difensore, qualora i giudici dell’Assise valutino per un bilanciamento tra aggravanti e attenuanti, di poter recuperare lo sconto di un terzo della pena. Pilota di rally e appassionato di podismo, Andreoli al pm aveva dichiarato di non sapersi spiegare perché avesse ucciso. "È tuttora così" dichiara Capra. Con Fontana marito e moglie, senza amici, uscivano a pranzo, andavano al lago e in montagna insieme. In famiglia non c’erano tensioni. Beatrice Raspa