FABIO VIGANO'
Cronaca

Marco, stuntman bergamasco in Cina: "Sempre in casa, che noia"

Il 33enne lavora in un parco a tema che ha chiuso per l'emergenza Coronavirus

La metropolitana semi-deserta

Bergamo, 4 febbraio 2020 - Tianjin, un’ora di treno da Pechino, Nord-est della Cina: città portuale con oltre 10 milioni di abitanti dove l’ospedale è ora sotto il controllo dell’Esercito. Secondo il Global Times, uno dei media controllati dal governo, è stata la prima città cinese a prendere una decisione del genere dopo la diffusione del Coronavirus. È qui che all’inizio del 2018 si è trasferito Marco Parolini, 33enne bergamasco, di professione stuntman in un parco a tema nell’area di Teda-Binhai.

Marco, come’è cambiata la quotidianità a Tianjin da quando è scattata l’emergenza? "Tutto è iniziato in concomitanza del capodanno cinese: molte attività restano chiuse, noi avremmo dovuto avere un picco di lavoro. Ci dissero che ogni mattina saremmo stati sottoposti a controllo della temperatura e in caso di febbre rimandati subito a casa. Il giorno seguente ci comunicarono che il parco dove lavoro avrebbe chiuso fino a data da destinarsi. In poco tempo molte delle attività ancora aperte sono state chiuse, mentre all’ingresso di ogni posto affollato, dove è sempre obbligatorio indossare la mascherina, viene provata la febbre. Sebbene sia caldamente consigliato restare a casa, si è di fatto liberi di muoversi e viaggiare, pur con le dovute precauzioni".

Anche la sua vita professionale ne sta quindi risentendo. "Purtroppo sì. Con il parco chiuso, così come la palestra, la piscina e la scuola di arti marziali che frequento, anche solo mantenersi in forma è un po’ più complicato. Io e i miei colleghi ci teniamo comunque in contatto, qualche volta ci troviamo per allenarci un po’, ma non è la stessa cosa".

Quali sono le misure di emergenza in vigore a Tianjin? "Oltre ai controlli della temperatura di cui parlavo, l’informazione è capillare. Ricevo giornalmente sms con consigli utili su come lavarsi, cosa fare, che numeri chiamare in caso di sospetto contagio, come gestire al meglio la situazione a livello psicologico... Inoltre, su specifici siti internet, è possibile vedere un conteggio aggiornato dei casi riscontrati in città, con tanto di nome, età e ultimi spostamenti dei pazienti. Qualche giorno fa ero sul treno per Pechino, quando è stato distribuito ai passeggeri un questionario da compilare: nome, cognome, documenti, da dove vengo, dove vado, da chi sarò ospite, numeri da contattare in caso di necessità, se sono mai stato a Wuhan (città epicentro del focolaio, ndr ). Si tratta di misure straordinarie che permettono di monitorare potenziali casi e mantenere la situazione sotto controllo. Anche le strade sono disinfettate ogni mattina e la pulizia dei luoghi pubblici è impressionante".

I cittadini cinesi come stanno reagendo all’emergenza? "È bello vedere tanta solidarietà: sulla chat di gruppo degli stranieri a Tianjin ci è stato chiesto di registrare un video di pochi secondi in cui diciamo, in cinese, “Fatti forza, Wuhan!”, le stesse parole che gli abitanti della città si cantano in coro da un palazzo all’altro. I video sono stati poi montati insieme e fatti girare su WeChat, che qui è un vero e proprio social network".

L’Italia ha chiuso gli aeroporti ai voli da e per la Cina. Come vede il suo futuro in questo Paese? "Il mio contratto è ancora lungo e, alla luce di come la Cina sta gestendo la situazione, credo che l’emergenza rientrerà anche prima dei tre mesi di cui si parla. L’apertura del parco è prevista per il primo aprile, ad esempio. Quindi, anche se in questo momento mi piacerebbe cogliere l’occasione per rientrare in Italia e salutare famiglia e amici, non vedo motivo per poi non ritornare al lavoro".

C’è un’emozione che in questi giorni prova più di altre? "Le giornate sono abbastanza monotone, le strade un tempo affollatissime semi deserte, svagarsi è difficile e restare chiusi in casa non aiuta. Fondamentalmente, una noia mortale".

In Italia si stanno registrando diversi episodi di intolleranza e diffidenza verso il popolo cinese a causa della psicosi da virus. C’è qualcosa che si sente di dire a riguardo? "Sì: purtroppo il virus dell’ignoranza è più pericoloso di qualunque altra malattia conosciuta".