Madonna delle Lacrime a Treviglio, neanche le guerre fermarono la festa

L’arcivescovo di Milano Delpini ha officiato a porte chiuse la funzione

La messa nel santuario vuoto

La messa nel santuario vuoto

Treviglio (Bergamo), 1 marzo 2020 - L’omelia per la Messa del Miracolo, in occasione della Festa della Madonna delle Lacrime di Treviglio, ha consentito ieri mattina all’arcivescovo di Milano Mario Delpini di intervenire sull’argomento del giorno, il coronavirus: lo ha fatto, con un intervento vibrante e risoluto, nel Santuario mariano completamente vuoto, presenti solo un gruppo di sacerdoti concelebranti sull’altare, i sindaci di Treviglio e di Castel Rozzone, rappresentanti delle forze dell’ordine, in un clima surreale pur se profondamente sereno. L’intervento di Delpini è stato tuttavia seguito da un pubblico molto ampio, essendo stato trasmesso in tv e su Internet. Durante la Messa si è anche pregato per la cessazione della epidemia.

Delpini, impostando il suo discorso sul bisogno di "andare oltre la banalità e la superficialità", ha detto espressamente: "L’allarme di questi giorni ha suscitato reazioni emotive sproporzionate; a volte sembrava che la cosa più importante fosse ah, se avessi il frigo pieno, per non pensare al vuoto che ho dentro il cuore. Se almeno avessi un rimedio palliativo per non pensare al vuoto che si atterrisce". Non solo, l’arcivescovo ha sottolineato che "le reazioni constatate in questi giorni hanno generato enormi paure per cose piccole, hanno suscitato desideri meschini che hanno soffocato i grandi desideri e le paure veramente spaventevoli". Ed ecco appunto l’attenzione ribadita più volte da Delpini nella omelia, ovvero la necessità di "andare oltre la banalità" perché lì si insidia il male.

Ha parlato molto dell’"abisso del male", delle paure, del bisogno di ricorrere a Dio e alla Vergine, riferendosi proprio al miracolo del Pianto dall’effige della Madonna che il 28 febbraio 1522 salvò Treviglio dall’ira vendicativa del generale francese Lautrec che si apprestava a mettere a ferro e a fuoco il borgo. Solo quelle lacrime si trasformarono in salvezza per Treviglio, poiché ogni altro tentativo, ha ricordato l’arcivescovo, di dissuadere il comandante francese dalla spietatezza cui si accingeva, compreso l’intervento mediatore del suo amico Barnabò Visconti, non aveva sortito alcun effetto positivo. Di fronte alle Lacrime, Lautrec cedette e depose elmo e spada davanti all’Effige sacra. Da qui la speciale venerazione di Treviglio da 498 anni verso la ‘ sua Madonna’. Delpini ha rimarcato pure la bellezza dei restauri che in tre anni di lavoro hanno reso ancor più splendido il Santuario trevigliese, in un’armonia di luci e colori.

Da segnalare il preannuncio dato a fine Messa dal prevosto della Comunità Pastorale di Treviglio Norberto Donghi: l’intenzione di "fare una grande festa" sabato 14 e domenica 15 marzo, se saranno tolte le restrizioni per il coronavirus. In 498 anni non è mai capitato di tenere la chiesa chiusa al popolo, nemmeno durante le ultime due guerre mondiali. Unica tradizione rispettata, l‘uscita dello storico numero unico satirico-umoristico ‘’l Biligot’ che prende amabilmente in giro cittadini trevigliesi.