L’olimpionico valtellinese:: "È il momento di lasciare ma è stato un bel viaggio"

"Orgoglioso delle medaglie a Pechino, poi sono mancate le motivazioni"

Yuri Confortola ha deciso di appendere i pattini al chiodo. Il veterano della nazionale azzurra, coi suoi trentasette anni suonati, ha deciso di dire stop ad una carriera zeppa di alti e bassi, di soddisfazioni ma anche di delusioni, che ha avuto forse il suo picco nel 2022 quando a Pechino, nella sua quinta Olimpiadi, riuscì (finalmente) a mettersi al collo la medaglia d’argento nella staffetta mista e il bronzo in quella maschile.

Finale di carriera quindi coi botti per uno Yuri Confortola che, malgrado due gravissimi infortuni (la rottura di tibia e perone in due occasioni), non ha mai mollato la presa, andandosi poi a prendere alcune grandi soddisfazioni.

Niente rimpianti per l’atleta dei Carabinieri.

"E’ arrivato il momento di dire basta. Nella vita ora ho altre priorità, ho una bimba e una famiglia, e sinceramente dopo le Olimpiadi di Pechino le motivazioni sono venute un po’ meno. Se a questo aggiungiamo alcuni problemini fisici, ecco che è giunto il momento di dire stop". Specialista dei 1000 e dei 1500 metri, Yuri Confortola ha incominciato la sua carriera nella Bormio Ghiaccio, società fucina di campioni e campionesse...

"E’ stata una carriera bellissima, tanti alti e bassi, certo, ma ho ricevuto tanto, ho viaggiato tantissimo, conosciuto tante persone che voglio ringraziare perché ho cercato di prendere qualcosa da tutti. Ringrazio tutti, la mia famiglia in primis ma anche il Gs Forestale e poi quello del Cs Carabinieri oltre alla Fisg".

I momenti speciali di una bellissima carriera, da Pechino a Pechino?

"Il primo è stato nel 2003 a Pechino ai mondiali junior quando sono riuscito a mettermi al collo il bronzo iridato nei 1000 metri. Poi come non ricordare le due medaglie olimpiche di Pechino, l’argento nella mista e il bronzo nella staffetta maschile. Che gioia. E poi la vittoria nei 1500 metri a Nagoya (Giappone) in Coppa del Mondo quando con una tattica un po’ particolare (Yuri è partito come un missile in partenza, ha staccato tutti e ha poi resistito al ritorno di tutti i big mantenendo un giro di vantaggio su tutti ndr)".

E ora l’Italia?

"E’ una squadra, per lo più, giovane ma forte. Sono fiducioso". Ma Yuri non lascerà il mondo dello short track. Allenerà i giovani. Dunque si ricomincia?

"Si, mi piacerebbe trasmettere ai giovani la mia esperienza, i valori dello sport, i sani principi dello sport. Essere allenatore oggi vuol dire anche essere educatore. Vorrei che in Italia si desse ancor più importanza al settore giovanile, bisogna puntare sui giovani e investire di più in quella fascia che va di 12 ai 16 anni".

Si ritira un grande atleta, un professionista che ha lavorato sodo, senza i clamori delle luci, senza alzare mai il tono ma dando il suo esempio ai più giovani. Tanti amici e compagni di squadra gli hanno riservato dei veri e propri tributi. Uno su tutti quelli di Arianna Fontana, la fuoriclasse dello short track italiano e mondiale, che su Instagram ha omaggiato così Yuri. "Sei stato una fonte di ispirazione per molti e sono sicura che saprai trasmettere la tua grinta e perseveranza ai più giovani". E se lo dice anche la regina…