FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Bergamo, l’evitabile tragedia di Leonardo Scarpellini: morto in officina a 24 anni "per fare più in fretta"

L’infortunio in cui perse la vita il giovane operaio del Volto Truck center di Boltiere, secondo i giudici, fu dovuto "a quella che era ormai una prassi ricorrente e altamente rischiosa"

Leonardo Scarpellini, 24enne morto sul lavoro

Boltiere (Bergamo) – L’infortunio il 19 gennaio 2017 a Boltiere, nell’officina Volto Truck center, e in cui perse la vita il meccanico Leonardo Scarpellini: aveva 24 anni. Stava sostituendo le sospensioni di un autocarro, "con un rischio specifico dell’attività aziendale, prevedibile e previsto".

Nonostante le indicazioni contrarie, per fare questa operazione, come dichiarato in aula dai suoi colleghi meccanici, si utilizzava l’aria compressa. E, come hanno rilevato gli stessi testi, di questo erano a conoscenza sia il capo officina che il preposto service manager. Per il decesso del giovane avevano patteggiato otto mesi (nel 2019) i due preposti alla sicurezza. Due anni (pena sospesa e non menzione) è stata invece la condanna in primo grado (giudice Patrizia Ingrascì, pm Raffaella Latorraca) emessa l’11 luglio, per l’amministratore delegato di Volvo group retail Italia, Giovanni Lo Bianco.

Secondo il tribunale, si legge nelle motivazioni della sentenza "è configurabile a suo carico la violazione grave del dovere di vigilanza", non solo sulle attività messe in atto dal lavoratore, ma anche su quella dei suoi preposti e dipendenti "i quali avevano consentito e tollerato quella che era ormai una prassi ricorrente e altamente rischiosa", ma più veloce rispetto alla procedura stabilita dall’azienda. Un’operazione "lunga e complessa" che, secondo il tribunale "imponeva l’adozione di altre misure organizzative".

Quali? Come il supporto di un collega che avrebbe "facilitato anche lo svolgimento manuale, cioè senza l’utilizzo dell’aria compressa, della pesante manovra" per allungare la sospensione e fissarla, "così neutralizzando – prosegue la sentenza – il prevedibile rischio di infortunio che si è effettivamente realizzato". Citando la Cassazione, il tribunale ricorda che non ci sono responsabilità in capo al datore di lavoro se il dipendente ha un "comportamento imprudente" messo in atto "autonomamente e in un ambito estraneo alla mansioni affidategli" o sia imprevedibile. Mentre, nel caso specifico, non solo la sostituzione di quelle sospensioni era un’attività "ordinaria", ma "era praticamente impossibile o altamente faticoso alloggiare la nuova sospensione senza l’ausilio dell’aria compressa che era divenuto uno strumento di impiego ordinario e diffuso".