Lauree per donne Lo stereotipo resiste

Corsi di infermieristica e scienze dell’educazione sono “rosa“. Nelle materie Stem soltanto il 13,7% di titoli di studi femminili

Rappresentano la metà dei laureati, ma nelle materie Stem il gap rispetto ai colleghi maschi è ancora troppo ampio. Un problema globale, tanto che nel 2015 l’Unesco ha avvertito l’esigenza di fare dell’11 febbraio la Giornata internazionale delle donne nelle materie Stem (science, technology, engineering and mathematics) per sensibilizzare contro gli stereotipi di genere nella scienza. Il rapporto Almalaurea 2022 evidenzia, ad esempio, che nonostante le donne siano da tempo metà dei laureati in Italia (59,4% nel 2021), c’è una forte differenziazione di genere nei vari ambiti disciplinari: sono il 93,1% nei gruppi educazione e formazione ma solo il 13,7% nei gruppi informatica e tecnologie. In Lombardia nel 2021 le laureate degli atenei statali sono state il 54% del totale, ma, ad esempio, in ingegneria meccanica nell’Università degli studi di Brescia sono state 12 rispetto ai 100 laureati, a Bergamo, 6 sui 75 laureati. Per contro, in scienze dell’educazione a Bergamo si sono laureate 652 donne e 59 uomini; in infermieristica, a Como, 31 donne e 7 uomini. Poiché i percorsi di istruzione scientifici offrono anche maggiori opportunità di lavoro, il rischio è che questo divario nei percorsi educativi cristallizzi i gap di genere salariali e occupazionali. Per riuscire a ridurre il divario, bisogna partire dall’infanzia per abbattere gli stereotipi che incidono poi sull’accesso delle bambine alle materie scientifiche, perché, secondo l’Ocse, le ragazze che hanno maggiore fiducia nelle proprie capacità raggiungono risultati analoghi a quelli dei compagni nei test di matematica. Non siamo all’anno zero, ma ci sono ampi margini di miglioramento: analizzando gli esiti delle prove Invalsi, l’Osservatorio povertà educativa #conibambini di Openpolis ha rilevato che mentre in seconda elementare la differenza degli esiti in matematica non risulta statisticamente significativa, al quinto anno il divario di genere raggiunge l’ampiezza massima, con 13 punti di distacco. F.P.