In primo grado (tribunale collegiale) è stato condannato a cinque anni per corruzione, in uno dei tanti filoni dell’inchiesta su Foppolo. La vicenda è quella di una presunta tangente (430mila euro) per far agevolare l’istruttoria riguardo il Pgt di Foppolo. In appello il ribaltamento della sentenza con l’assoluzione di Enrico Piccinelli (nella foto), 59 anni, ex senatore di Forza Italia e ai tempi assessore provinciale all’Urbanistica, assistito dagli avvocati Angarano e Quadri.
Per la Corte d’appello di Brescia (presidente Vacchiano, con i colleghi Genovese e Taramelli) non vi fu mai un solo atto, un solo parere, proveniente dalla Provincia di Bergamo, di cui Piccinelli era assessore all’Urbanistica. Non solo non operò alcuna pressione sui tecnici che presiedettero all’istruttoria del Pgt, ma neppure dopo. I giudici hanno ribaltato la sentenza di primo grado per "insufficienza di elementi probatori" a carico di Piccinelli. Secondo i suoi difensori il nome del politico era stato speso a sua insaputa dai suoi stessi accusatori, ovvero l’ex sindaco di Foppolo Giuseppe Berera e i fratelli commercialisti Maria e Fulvio Boccolini. Secondo i giudici di Bergamo, non avevano ragioni per accusarlo, secondo la Corte d’Appello, invece, millantarono accordi con lui per convincere un gruppo di imprenditori a farsi consegnare i soldi della tangente necessaria a far approvare il Pgt, lo strumento di governo del territorio che prevedeva cubature “gonfiate” per avvantaggiare gli affari dell’allora amministrazione comunale e degli impresari attorno alle piste da sci. Il Pgt, però, non fu mai approvato. "L’unico dato certo - si legge nelle motivazioni - è che i fratelli Boccolini si sono appropriati della somma di euro 300mila euro, facendo credere che fosse diretta a Piccinelli". F.D.