Cercare di prevenire il burnout dei caregiver, intervenendo per tempo, quando i disturbi cognitivi sono ancora lievi. A questo sta lavorando, fra le altre cose, l’Irrcs Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, centro di riferimento per la diagnosi e cura delle malattie psichiatriche e per i disturbi neurocognitivi, che oggi ospita il convegno scientifico-divulgativo ‘La Ricerca al fianco di chi si prende cura’. "I famigliari – spiega Cristina Festari, ricercatrice – si rivolgono agli specialisti quando il paziente è già molto avanti, ovvero quando si manifestano i disturbi del comportamento. Il nostro obiettivo è fare in modo che si rivolgano a noi prima, per prevenire il burnout del caregiver e per insegnar loro le strategie da seguire con l’evolversi della malattia". Due i progetti in corso. Con l’indagine epidemiologica, si sta facendo un monitoraggio dei caregiver, per capire il profilo socio-demografico ed il livelli di stress. "C’è una parte che vive positivamente il ruolo di caregiver, ma una larga fetta evidenzia livelli di stress tra il moderato e l’elevato".
Attraverso il progetto finanziato dall’Alzheimer Association (Festari è responsabile, il lavoro coinvolge anche l’Università degli studi di Bergamo) si sta invece lavorando con i caregiver facendo sperimentare loro, attraverso la realtà virtuale, alcuni dei sintomi dell’Alzheimer. "Questo permette di far comprendere le difficoltà cognitive, che spiegano anche determinati comportamenti. Quello che vediamo è che si abbassano i livelli di stress". Attraverso queste tecniche e un intervento precoce si potrebbero supportare meglio anche i caregiver. F.P.