La notte di paura al Rigamonti Cinque fermati, dieci agenti feriti

Il questore Spina: "Non sono sportivi ma delinquenti. Interverremo coordinandoci con l’autorità giudiziaria"

di Beatrice Raspa

Il Cosenza segna il pareggio, che significa Brescia in serie C. E un minuto e mezzo prima che finisca la partita, poi interrotta, gli ultras bresciani esplodono. La delusione diventa rabbia e i tifosi diventano teppisti fuori controllo. Calci, pugni, sprangate, bombe carta, pioggia in pietre e fumogeni, invasioni di campo che inducono i giocatori a darsele a gambe e ad asserragliarsi negli uffici e negli spogliatoi, auto incendiate, sanpietrini lanciati a poca distanza da famiglie con bambini. E le forze dell’ordine in tenuta antisommossa costrette a caricare ripetutamente. Il caos si estende al quartiere di Mompiano, raggiunge la metropolitana. Nel parcheggio dello stadio viene parzialmente incendiata l’auto del terzino francese Huard, dai video postati in Rete da parte di chi era presente si sentono urla, insulti, esplosioni, con la gente in ostaggio sulle tribune a lungo, e immagini di un quartiere che appare irriconoscibile.

Sono scene di violenza inaudita quelle registrate nella tarda serata di giovedì al Rigamonti, messo a ferro e fuoco da un’orda di ultras della Curva Nord e Sud. Stando alla questura, sono un migliaio le persone che potrebbero essere coinvolte negli scontri e in corso di identificazione. Nell’immediatezza cinque tifosi, tutti ultras del Brescia, sono stati fermati, otto poliziotti - cinque celerini del Reparto Mobile e tre agenti della questura - e due steward sono stati feriti, e cinque mezzi delle forze dell’ordine, due dell’Arma e tre della Polizia, danneggiati.

Il giorno dopo la guerriglia urbana, durata fino a notte fonda, si contano i segni della devastazione. Vetrine spaccate, panchine rotte. Ovunque, a terra, ecco pietre, cinture, aste di bandiere, vetri infranti. "Questi non sono né sportivi, né tifosi, ma delinquenti – dichiara il questore Ezio Spina, al lavoro con i suoi uomini per visionare le telecamere e i video –. Interverremo di conseguenza coordinandoci con l’autorità giudiziaria".

L’epilogo di una partita sfociata in violenza ha generato sconcerto e rabbia tra i molti che allo stadio ci vanno con spirito pacifico. "Brescia non merita queste figure, è una vergogna" è la ferma condanna del prefetto, Maria Rosaria Laganà.

Dura anche la sindaca, Laura Castelletti: "Mi auguro che i responsabili vengano assicurati alla giustizia. A causa di questi comportamenti Brescia, proprio nell’anno di Capitale italiana della cultura, ha dato una pessima immagine di sé, che certo non rappresenta la totalità dei bresciani. Lo sport è tifo, passione, socialità, chi è violento va individuato e allontanato. Lo stesso futuro della società Brescia Calcio rischia di essere pesantemente condizionato da queste frange violente, che allontanano imprenditori potenzialmente interessati".