Industria casearia piegata dalla crisi

"Abbiamo aumentato i prezzi dei prodotti del 25% ma non riusciremo a fare fronte a nuovi incrementi"

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Si fa sempre più difficile, a causa dell’esplosione dei costi di produzione, tra caro energia e quello delle materie prime, la situazione del settore lattiero-caseario della Bergamasca, che a Bergamo trova la sua espressione con il record di nove formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) che non ha eguali a livello europeo e che ha portato anche al riconoscimento del capoluogo orobico come "Città creativa Unesco per la Gastronomia" e alla fondazione del Distretto della gastronomia italiana che comprende anche le città di Parma e Alba.

Problematiche che ormai non risparmiano alcun settore, ma alle quali si aggiunge il dramma della siccità che tra fine primavera ed estate ha flagellato il territorio orobico. "Il costo delle materie prime, come il latte, è praticamente raddoppiato e così i costi di gestione - spiega preoccupato Francesco Maroni, presidente del progetto Forme e dell’associazione Cheese Valleys - Le tre Signorie, nonchè titolare della Latteria Branzi -. Raccolta del latte e successiva produzioni richiedono un riscaldamento importante della materia prima, poi un raffreddamento e infine la conservazione. I rincari incidono moltissimo, Spendiamo circa cinque volte e mezzo in più rispetto allo scorso anno". Le difficoltà maggiori le stanno avendo le aziende di montagna, già penalizzate da una conformazione territoriale tutt’altro che semplice.

Prosegue Maroni: "Ai maggiori costi di raccolta del latte, spesso corrispondono anche dimensioni minori delle imprese e quindi minore capacità di assorbire i problemi. Con la siccità siamo rimasti a corto di foraggi e i mangimi hanno prezzi proibitivi. Il settore è in grandissima difficoltà: ma ricordiamoci che è primario e che il lattiero-caseario trascina molte altre filiere legate all’alimentare. In Lombardia produciamo il 50% di tutto il latte italiano e l’export del caseario è trainante per il nostro Pil: queste nuove dinamiche subentrate ci mettono in difficoltà, perché pur avendo aumentato del 25% i prezzi non riusciamo a far fronte ai rincari". A preoccupare, però, sono anche le poche certezze a medio-lungo termine.

Michele Andreucci