Bergamo, morta nell'incendio all'ospedale: "Aiutatemi a dire addio a Elena"

In difficoltà la madre della giovane, non riesce a rendersi conto dell’accaduto

Elena insieme alla madre India

Elena insieme alla madre India

Osio Sopra (Bergamo), 25 agosto 2019 - Chiede un aiuto per dare sepoltura alla figlia, a quella salma che, dopo l’autopsia, si trova ancora nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Spera di averlo da parte di qualcuno. Indyaxé Bahia Souza Venet, origini brasiliane, mamma India come la chiamava sua figlia Elena. "La signora – dice il suo legale, Giuseppe Capeto – si trova in uno stato di profondo dolore. E si chiede perché la figlia non c’è più. I passi successivi saranno gli esiti della perizia autoptica e la ricostruzione di quanto è successo. La signora vuole dare degna sepoltura a quei poveri resti. E sono davvero poveri resti. Per questo la mamma di Elena Casetto non ha ancora ricevuto solidarietà da parte di nessuno. Vive tutto questo con dolorosa rassegnazione e forse non ha realizzato del tutto l’accaduto. Non smette di chiedersi perché".

È una donna in cerca di un sostegno che potrebbe arrivarle dalla comunità brasiliana di Bergamo. Mamma India non è a Osio Sopra. Da giorni i vicini non la incrociano nel grande condominio nel centro del paese. Da quando, lo scorso giugno, si era trasferita da Milano, occupava con la figlia un piccolo alloggio. I condomini hanno un’immagine piuttosto sfuocata delle due donne. Qualcuno conserva memoria di un intervento di carabinieri e polizia municipale un giorno che Elena era sola in casa e viveva un momento di crisi.

Vanno lentamente componendosi le tessere di un viaggio nella vita durato solo diciannove anni, troncato dalle fiamme e dal fumo, in un letto del reparto di psichiatria del “Papa Giovanni”. Elena Casetto aveva vissuto per sette anni da sola a Salvador de Bahia, studiava, era autonoma. Sognava di dedicarsi alla filosofia, a Londra o ad Amsterdam. Coltivava una vocazione poetica. Aveva anche vinto un premio con un componimento intitolato “Terra de bandidos”. Dicevano alcuni versi: “Le nostre strade sono sconnesse/ I nostri figli ridotti in schiavitù/ I nostri cuori senza amore/ Ho paura di restare”. La paura era quella di restare in Brasile, il paese d’origine della madre. Il padre, italo-svizzero, è morto nel 2012.

Forse era stato quel timore espresso nella poesia a persuadere Elena ad accettare l’invito della madre di raggiungerla in Italia, nell’appartamentino preso in affitto a Osio Sopra. Un altro figlio di India abita a Milano. L'ultimo periodo della vita di Elena è un rapido precipizio, fino ad un epilogo che attende più di una risposta. L’8 agosto tenta il suicidio. Vorrebbe lanciarsi da un ponte, la bloccano i carabinieri. Viene ricoverata prima a Brescia e poi a Bergamo. L’11 agosto supplica la mamma perché la riporti a casa. Il messaggio è rimasto nel cellulare, sequestrato dopo la sua morte. La mattina 13 agosto cerca nuovamente di togliersi la vita, stringendosi al collo un lenzuolo. La salvano due infermieri. Viene sedata e contenuta. L’allarme anti-incendio scatta attorno alle 10. I vigili del fuoco trovano Elena Casetto carbonizzata nel suo letto.