REDAZIONE BERGAMO

Il Tribunale: minori ucraini da rimpatriare

63 orfani ucraini ospitati a Rota Imagna devono tornare in patria per decisione del tribunale di Brescia, nonostante preoccupazioni per la guerra in corso.

63 orfani ucraini ospitati a Rota Imagna devono tornare in patria per decisione del tribunale di Brescia, nonostante preoccupazioni per la guerra in corso.

63 orfani ucraini ospitati a Rota Imagna devono tornare in patria per decisione del tribunale di Brescia, nonostante preoccupazioni per la guerra in corso.

I 63 orfani ucraini dai 6 ai 17 anni ospiti a Rota Imagna (nella foto), Bedulita e Pontida dal marzo 2022 per sfuggire alla guerra devono tornare in patria. Lo ha stabilito il presidente del tribunale dei minori di Brescia Cristina Maggia che ha accolto la richiesta di autorizzazione al rimpatrio avanzata dall’Ucraina. Sono stati superati i due scogli che avrebbero potuto frenare il rientro. Il primo legato all’incolumità dei piccoli una volta tornati in patria, tuttora soggetta ai bombardamenti dei russi. Il governo ucraino ha fornito le garanzie richieste e la documentazione sui due luoghi dove verranno destinati gli orfani: una località al confine con la Romania e una a 100 km di distanza dalla zona dove si sono registrati attacchi da parte dell’esercito russo. L’altro riguarda il parere dei piccoli. Il presidente del Tribunale dei minori di Brescia il 17 e 18 luglio ha sentito 36 ospiti sopra i 12 anni. Dai colloqui è emersa la volontà comune di tornare in patria. La partenza degli orfani dovrebbe avvenire a metà agosto. Una decisione che ha generato sconforto e preoccupazione tra le 70 famiglie che hanno interagito con loro e le istituzioni.

Una petizione online per farli rimanere in Italia ha raccolto quasi 20mila adesioni, ma ciò non è bastato. "Siamo preoccupati per il destino di questi orfani – sottolinea Diego Mosca, insegnante che si è incaricato dell’integrazione –. In Ucraina c’è ancora la guerra". La legge, regolata da Convenzioni internazionali e accordi consolari, parla però chiaro. I ragazzi arrivati nella Bergamasca non sono minori stranieri non accompagnati, ma minori stranieri accompagnati da responsabili legali nominati dal proprio Paese. E la decisione sulla sorte dei ragazzi spetta a questi ultimi.

Michele Andreucci