MILLA PRANDELLI
Cronaca

Il paradiso dei daini. L’ex forestale:: "Non mangiamo i nostri animali"

Nei boschi sopra Artogne l’allevamento da 5 chilometri quadrati. Caprioli e pure papere sorvegliati notte e giorno dalle telecamere.

Il paradiso dei daini. L’ex forestale:: "Non mangiamo i nostri animali"

Il paradiso dei daini. L’ex forestale:: "Non mangiamo i nostri animali"

ARTOGNE (Brescia)

Un piccolo ma attrezzatissimo allevamento fa dei monti sopra Artogne il paradiso di alcuni daini, che vivono protetti dai predatori e dall’uomo in un bosco recintato, grande cinque chilometri quadrati, controllato giorno e notte da telecamere. A volerlo è stato Giuseppe Quetti, l’ultima guardia boschiva d’Italia in forza a una Polizia locale che ora, grazie alla pensione, cura il proprio appezzamento di terreno dove si trovano l’allevamento, un castagneto che produce da settembre a fine ottobre, tenuto quasi come un giardino, e un cascinale antico, ancora con gli acciottolati nelle stanze tipici delle baite della Bassa Valcamonica.

"Per l’allevamento questo è un momento importante – racconta Quetti – perché è la stagione degli amori. Abbiamo due maschi e due femmine. Il maschio Alfa si chiama Pippo e da qualche settimana passa le notti a bramire. Non lascia avvicinare il maschietto alle femmine e cerca di rendersi più attraente, profumandosi con l’alloro che gli getto nella parte recintata del bosco, dove c’è la casina in cui possono proteggersi dalle intemperie, e con le mele, che gli piacciono particolarmente. Ho imparato queste cose osservando il comportamento degli animali. Mai avrei immaginato che per rendersi più attraente un daino si sarebbe cosparso di quello che anche per noi umani è un odore piacevole. Non so ancora, però, se almeno una delle due femmine sia gravida. Speriamo". L’allevamento è nato qualche anno fa e nel tempo ha ospitato pure dieci caprioli in difficoltà. "Ci sono stati segnalati – rimarca Giuseppe Quetti – e quindi li abbiamo accolti e curati. Sono poi stati tutti liberati. È stato un momento davvero bellissimo. Tra me e gli ungulati si è creato un legame indissolubile".

Tanto forte che Quetti e famiglia non mangiano gli animali che allevano. "Non ce la faccio proprio a pensare di mangiare le mie bestiole, non solo i daini e prima i caprioli ma pure papere, oche e galline che razzolano nella proprietà. Non so nemmeno dove lasciano le uova, perché sono completamente libere. Io le sfamo e le proteggo". L’allevamento è aperto alla visita: "Sono venuti dei ragazzi disabili a vedere Pippo e gli altri daini, e sono rimasti incantati".