GABRIELE MORONI
Cronaca

Giuseppe Remuzzi, il medico-tifoso atalantino: "Poche parole e fatti concreti, come lo spirito dei bergamaschi"

Bergamo, per il direttore dell’Istituto Mario Negri le qualità della squadra sono quelle del suo tessuto sociale: non fingere mai

Bergamasco, tifoso atalantino, Giuseppe Remuzzi è il direttore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche dell’Istituto Mario Negri di Milano.

Professor Remuzzi, ha vinto l’Atalanta e ha vinto Bergamo.

"Gasperini lo ha detto, anziché ricorrere le solite frasi banali che dicono gli allenatori. L’Atalanta è una squadra a posto con i conti e per una squadra che gioca ai quei livelli non è un aspetto secondario. Ha vinto una società che non acquista campioni: semmai diventano campioni qui, dopo essere acquistati. Prendiamo il caso di Lookman che nessuno aveva capito prima che arrivasse a Bergamo. È una cosa molto bella. E stiamo parlando di una provinciale, per quanto possa essere definita provinciale una squadra che rappresenta una città di 120 mila abitanti e una provincia di un milione e 200mila".

Quanto l’Atalanta rispecchia Bergamo, il suo territorio, i bergamaschi?

"Le qualità che hanno fatto grande l’Atalanta sono anche quelle dei bergamaschi: parlare poco e fare i fatti. Il mio professore di storia ci raccontava una storiella sicuramente inventata ma a suo modo significativa. Nel 1492 Colombo sbarca in America e gli va incontro un tale che gli chiede: ‘Come vanno le cose in Valle Imagna?’. Come dire cosa sono i bergamaschi, che, in silenzio, posso arrivare dappertutto, te li puoi trovare dovunque. Il dottor Locatelli, grande chirurgo e pediatra, era originario della Valle Imagna. Era bergamasco Giacomo Costantino Beltrami, che esplorò le sorgenti del Mississippi. E poi Bergamo è una città bellissima, in ordine, ha dei giardini, si vedono i fiori".

Come è stato il suo rapporto di tifoso con l’Atalanta?

"Da ragazzo andavo molto spesso allo stadio. Poi non più. L’Atalanta perdeva spesso. Tornare a casa dopo una sconfitta, d’inverno, con il buio, sotto la pioggia o la neve, era la cosa più malinconica del mondo. Poi venne il periodo magico dei Gomez, degli Ilicic, dei Romero. L’Atalanta è così. Unica. È una squadra che può vincere facendo una goleada come può perdere con il Cagliari o con il Torino. Quella con il Bayer Leverkusen è stata una partita perfetta. Come abbia fatto questa squadra a perdere la finale di Coppa Italia con la Juventus rimarrà un mistero".

In che cosa vede simili bergamaschi e giocatori della Dea?

"Se si vedono giocatori che si buttano a terra, che fingono di aver subito un fallo in area per ottenere un rigore, quasi mai sono quelli dell’Atalanta. L’Atalanta ti insegna a essere corretto. In questa incapacità di fingere, di fare scena, i calciatori rispecchiano il temperamento dei bergamaschi. Non che il tifoso atalantino non sia in grado di reagire. Ricordo un episodio divertente. Partita con l’Inter. Perdevamo. Gli interisti intonavano ‘Bergamaschi, fateci le case’, in segno di disprezzo. Alla fine abbiamo vinto 2 a 1. Interisti zitti e atalantini a intonare: ‘Lo scemo non canta più’".

Come sanitario ha vissuto in trincea l’emergenza Covid. E come bergamasco?

"La reazione dell’ospedale di Bergamo al Covid è stata eccezionale. In sette giorni si è trasformato completamente grazie a un gruppo di medici capaci di fare assistenza respiratoria, terapia intensiva. I miei giovani colleghi nefrologi si sono trasformati in rianimatori. Peccato che non si sia saputo sfruttare la capacità illimitata dei letti di casa. Ogni medico di famiglia ha a disposizione almeno 1.500 letti. Tutti letti che si sarebbero potuti utilizzare nei centri dove era presente una unità infermieristica. Contro il Covid Bergamo ha fatto un miracolo grande quanto la vittoria dell’Atalanta in Europa League. Questso grazie a medici e infermieri dell’ospedale che hanno svolto un’attività meravigliosa".

E da parte della gente?

"Non commettiamo l’errore di pensare che le persone siano tutte uguali. Nell’insieme la risposta è stata quella di gente forte, che se ha un obiettivo sa andare fino in fondo".