MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Bergamo, stalking alla famiglia adottiva: assolti i genitori naturali

Volevano rivedere il figlio, il giudice: "comportamento umano"

Il tribunale di Bergamo

Bergamo, 10 aprile 2019 - Il desiderio di rivedere un figlio non è biasimevole, ma umano. Il comportamento sarà anche censurabile e violerà le regole dell’adozione, ma è comprensibile e, soprattutto, non sussistono i gravi indizi dello stalking, che è un impasto di molestie e minacce. È questa, in estrema sintesi, la motivazione adottata dal gup del tribunale di Bergamo, Vito Di Vita, per assolvere due genitori naturali della Bassa Bergamasca (difesi dall’avvocato Giovanna Agnelli), finiti a processo con l’accusa di stalking nei confronti della famiglia adottiva del figlio, oggi undicenne.

Papà e mamma, stando al pm Carmen Pugliese, che aveva invocato una condanna a due anni («Va capito il dramma dei genitori naturali, ma una norma è stata comunque infranta, visto che, se la famiglia adottiva lo impedisce, i genitori naturali non possono entrare in contatto con il figlio. Questo non per crudeltà, ma per non destabilizzare il minore»), si erano resi protagonisti di una ventina di episodi tra il 2015 e il 2016 - come presentarsi con regali alla porta dei genitori adottivi o avvicinare il bambino per dirgli chi era la vera mamma. Comportamenti che avevano costretto la famiglia adottiva a cambiare abitudini di vita.

Per il gup una madre che tenta di vedere il proprio figlio naturale non ha nulla di biasimevole. La vicenda inizia nel dicembre del 2013, quando parte l’adozione dopo anni di affidamento. I genitori naturali tentano vanamente di opposi all’adozione ma poi si accontentano di vederlo e danno incarico ai propri avvocati di strappare degli incontri. Ma papà e mamma adottivi temono traumi per il piccolo e hanno dalla loro la legge che, dopo l’adozione, impedisce ai genitori naturali di entrare in contatto col figlio se la famiglia adottiva non lo ritiene opportuno.

I due nuclei familiari vivono in paesi poco distanti e così, nel giugno 2015, inizia una serie di episodi che secondo il pm avrebbero costituito il reato di stalking. La segnalazione alle forze dell’ordine da parte della famiglia adottiva, assistita dall’avvocato Maria Cristina Zanni, era intanto già partita. E a fine 2017 la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip Lucia Graziosi il divieto di avvicinamento, poi annullato dal gup.