
I soccorsi al lavoro
Bergamo, 16 settembre 2016 - la sua “colpa” è quella di essere nata bella e di aver sposato un moldavo possessivo, che ha tentato di strangolarla nel loro letto nuziale. «Se non puoi essere mia – avrebbe urlato – non sarai di nessun altro». A salvare in extremis la donna, anche lei moldava, di 40 anni, è stata la figlia che le ha praticato un massaggio cardiaco. Mentre il marito geloso, 43 anni, si trova ora in carcere con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione.
Ma facciamo un passo indietro. Tutto avviene martedì mattina in uno stabile di via Ferruccio dell’Orto, a Bergamo, dove la coppia vive con i figli, una ragazza di 20 anni e un bambino di 11. Alle 6 il moldavo rientra dal suo turno serale di lavoro, in un’azienda della Bergamasca. Si mette a letto, ma non riesce a prendere sonno. Pensa alle parole della moglie, che una settimana prima, gli ha annunciato l’intenzione di rompere il loro rapporto, da tempo in crisi, e ha confessato di avere conosciuto un altro uomo, con il quale si trova molto bene. Qualche ora dopo, la figlia maggiore esce di casa per accompagnare il fratellino a scuola. A quel punto il 43enne, in preda a una rabbia cieca, si avventa contro la moglie che dorme: l’afferra per il collo e cerca di strangolarla, poi le sbatte più volte la testa contro il pavimento. In quell’istante la figlia fa ritorno nell’abitazione, ma trova la porta d’ingresso chiusa a chiave e sente le urla della madre. La giovane capisce tutto e si mette a sua volta a urlare, rivolta al papà: «Apri, apri, se no mi butto dalla tromba delle scale».
Il moldavo, probabilmente rientrato in sè, apre la porta alla figlia, che si dirige immediatamente in camera da letto e pratica un massaggio cardiaco alla madre, salvandole la vita. Quindi afferra il telefono e chiama il 118 e i carabinieri. I medici trasportano la 40enne in ospedale (se l’è cavata con una prognosi di 20 giorni). I militari, invece, arrestano il marito, che non oppone alcuna resistenza. Ieri mattina, nella casa circondariale di via Gleno, il 43enne, assistito dall’avvocato Marco Cominetti, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Bianca Maria Bianchi, che ha convalidato l’arresto dell’uomo e ha disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Davanti al gip, l’uomo ha praticamente ammesso di aver cercato di uccidere la moglie, ma ha escluso la premeditazione. Ha detto di avere avuto un eccesso di rabbia e di aver afferrato per il collo la donna, “rea’’ di aver trovato la felicità lontano da lui.