
Alcuni mezzi della Cavalleri impegnati per i lavori sul cantiere calabrese erano stati incendiati
Zogno (Bergamo), 30 aprile 2015 - A incastrarlo è stata una telefonata in stile mafioso fatta nell’ottobre scorso. Appena sbarcato all’aeroporto di Lamezia Terme, Livio Calvi, 59 anni, di Zogno, capocantiere e collaboratore ultradecennale della ditta Cavalleri srl di Dalmine, arrestato ieri mattina dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, aveva chiamato un altro capocantiere minacciandolo di morte: «Se non ve ne andate, la prossima volta le cartucce saranno piene per te e per i tuoi colleghi». Calvi non sapeva che il suo cellulare era “spiato” dagli investigatori che stavano indagando su una serie di intimidazioni verso gli operai e di atti di sabotaggio ai mezzi di lavoro della Cavalleri, impegnata per conto dell’Anas nella realizzazione della Trasversale delle Serre, arteria di collegamento strategico del Vibonese. Un’opera importante per un importo di circa 20 milioni di euro. Secondo l’accusa, Calvi è considerato il regista della tentata estorsione ai danni dell’impresa bergamasca: ora si trova nel carcere di via Gleno con le accuse di danneggiamento, incendio, tentata estorsione in concorso, con l’aggravante delle modalità mafiose.
Questa mattina il 59enne, che ieri è stato prelevato dalla sua abitazione di Zogno ed è difeso dall’avvocato Pietro Donadoni, sarà interrogato nel carcere di via Gleno dal gip Bianca Maria Bianchi. L’operazione, denominata “Velo di Maya” è scattata nell’ottobre scorso da parte della Dda di Catanzaro dopo i danneggiamenti a diversi mezzi di cantiere della Cavalleri srl, raid seguiti da telefonate anonime e la comparsa di cartucce a pallettoni sui parabrezza delle auto degli operi impegnati nel cantiere. Secondo l’accusa Calvi in concorso con altre persone in fase di identificazione, avrebbe sabotato le macchine escavatrici appiccando degli incendi, per costringere l’impresa a consegnargli 60mila euro e ad avvantaggiare altre ditte orbitanti nella criminalità organizzata calabrese e affidatarie di subappalti nella costruzione della superstrada. Dopo gli attentati Gregorio Cavalleri, rappresentante della ditta di Dalmine, aveva deciso di rivolgersi a un investigatore privato di Arezzo. Il detective aveva riferito all’azienda che dietro le minacce c’era la cosca Mancuso, di Vibo Valentia. Successive verifiche hanno però evidenziato che l’investigatore non era mai stato in Calabria per effettuare indagini. Un aspetto su cui sono in corso accertamenti.