"Errori delle istituzioni, la conferma. C’è chi ha pagato"

Serenisempreuniti: 23 febbraio con ospedali già sovraffollati. Indecoroso dire il contrario

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di Francesco Donadoni

"La mail di Attilio Fontana del 28 febbraio 2020 altro non fa che confermare la responsabilità sua, della sua Giunta e del Governo per la mancanza di un intervento tempestivo che avrebbe potuto contenere la mortalità da Coronavirus nella Bergamasca". A dichiararlo è l’avvocato Consuelo Locati, dell’associazione #Serenisempreuniti, che unisce e rappresenta i famigliari delle vittime del Covid di Bergamo e Brescia in attesa della conclusione delle indagini della procura bergamasca. "Nella Bergamasca si è avuto un eccesso di mortalità nell’ordine dei 6mila decessi in più. Un dato incontrovertibile e che evidenzia il nesso eziologico per le morti verificatesi nel territorio. Questo eccesso è stato anche una conseguenza delle scelte della politica". L’associazione contesta anche quanto dichiarato ieri dallo stesso Fontana, a proposito del fatto che alla data della mail gli ospedali non risultavano sotto pressione: "Gli ospedali erano già al collasso anche prima del 23 febbraio 2020, non corrisponde al vero che il sistema sanitario non era sovrastato" afferma ancora la portavoce dei familiari delle vittime del virus dai microfoni di Radio Lombardia.

"E soprattutto – prosegue Locati – questo è confutato dalle stesse mail che il medico del lavoro, il dottor Signori, morto per Covid, dal 23 febbraio fino ai primi giorni del mese di marzo 2020, inviava disperato alla Regione Lombardia e all’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, chiedendo assolutamente aiuti perché non c’erano tamponi e perché gli ospedali erano già al collasso. Di fatto quello che emerge da quella mail è che Regione Lombardia era ben a conoscenza dei dati epidemiologici e che, nonostante un indice Rt che a Bergamo sarebbe salito al 4,5 nel mese di marzo e che già alla fine di febbraio era al 3,2, abbia comunque chiesto che fossero mantenute le misure blande già in corso dal 23 febbraio in tutta Italia, per restare in zona gialla. Questo lo trovo indecoroso e molto grave soprattutto per tutte le persone che hanno pagato le spese di questa sciatteria e di questa incuria istituzionale".

Questa mail è tra i numerosi atti della procura di Bergamo e tra i documenti menzionati dalla consulenza del professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, ora anche senatore del Pd, con gli altri due consulenti Daniele Donato ed Ernesto D’Aloja. La Procura sta tirando le fila per capire se e quali responsabilità ci sono state sulla diffusione del virus nella provincia più colpita. L’inchiesta dovrebbe chiudersi entro fine anno. In base al parere del consulente, nella propagazione dei contagi fu decisiva la mancanza di scorte di dispositivi di protezione individuale, la mancata formazione al loro utilizzo da parte del personale sanitario e il ritardo nelle diagnosi (che secondo lui potevano essere effettuate anche attraverso una Tac ai polmoni e non solo tramite tampone, che in quel momento erano praticamente introvabili). Infine – ed è l’elemento di maggior peso – fu decisivo il fatto che la Regione Lombardia avesse ignorato il Piano pandemico nazionale.