di Federica Pacella
"Un fenomeno per ora sottotraccia, ma mi aspetto che la dipendenza da internet esploderà tra qualche anno, anche se già oggi ci sarebbe da chiedersi quanti abbiano un disturbo sub-sindromico legato all’enorme quantità di tempo passata su chat e web". Ne è convinto Francesco Maselli, psichiatra e coordinatore del Centro clinico cocainomani dell’Asst Spedali Civili, che si occupa anche di nuove dipendenze come quella da Internet, social, chat.
I numeri delle prese in carico, tra servizi pubblici, Smi, strutture private, per ora sono ridotti: secondo i dati raccolti dall’Iss, nel Bresciano sono 106 le persone in cura (dato parziale, che deriva da quanto comunicato volontariamente dalle strutture che hanno aderito al monitoraggio dell’Iss), ma il quadro uscito nei giorni scorsi da Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Roma e primario della UoC di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, parla di di un 98% di ragazzi italiani fra i 14 e 19 anni che possiede un telefonino da quando aveva 10 anni, un 50% che passa da 3 a 6 ore al giorno davanti a uno schermo e di un 60% di adolescenti che resta sveglio la notte per chattare.
Al centro di via Lamarmora, a Brescia, attualmente sono in carico 4 persone; in 2 casi la dipendenza da internet è correlata alla pornografia, in uno a ludopatia. "Io penso che la dipendenza da internet sia la punta di un iceberg, rappresentato dall’abuso di internet e smartphone – sottolinea Maselli – che, tuttavia, sta diventando la normalità. D’altra parte i social stanno diventando una realtà parallela".
Pur conoscendo il web ("seguo tg e trasmissioni in inglese") e le tendenze social (necessario per il lavoro), Maselli è probabilmente uno dei pochi a non aver ancora ceduto allo smartphone. "Mi ostino ad avere un vecchio cellulare", sottolinea.
La preoccupazione è soprattutto per i giovani, nati con lo smartphone in mano e cresciuti tra relazioni mediate dai social e video senza contenuti che incidono sullo sviluppo cognitivo. "Come per le slot, anche molti meccanismi della rete sono studiati per indurre dipendenza – conclude Maselli – . La cosa fondamentale è la prevenzione, a partire dai genitori, che sono i primi modelli e che devono capire cosa stanno dando ai loro figli quando regalano o fanno usare uno smartphone".