
Sono le donne le più colpite ed esposte al contagio, essendo anche le più impegnate nei settori a rischio che sono quelli legati alla sanità a vario titolo. E’ quanto emerge spulciando i dati Inail relativi agli infortuni sul lavoro legati al Covid, aggiornati alla fine di settembre. Il tasso di mortalità nella provincia di Bergamo è stato il più alto dell’intera Lombardia, con una incidenza del 28%, mentre per quanto riguarda le denunce da infortunio il capoluogo orobico è terzo dopo Milano e Brescia.
A Bergamo sono state presentate 2.496 denunce di infortunio sul lavoro da Covid (con 37 esiti mortali, dato più alto di quelli registrati a Brescia e a Milano) e 1.767 di queste hanno riguardato donne. Le tre province - Bergamo, Brescia e Milano - con il 60% delle denunce e una mortalità del 66% sono le più interessate da infortuni sul lavoro da Covid.
I settori più colpiti sono, ovviamente, la sanità e l’assistenza sociale e le professioni ad esse collegate, con il 78% delle denunce, per quasi 15mila lavoratori in Lombardia. "I numeri – sottolinea Danilo Mazzola, segretario territoriale della Cisl di Bergamo – ci mostrano come la pandemia abbia colpito duramente il territorio lombardo nei mesi passati e che purtroppo ancora oggi siamo costretti ad affrontare e a dover gestire una nuova ondata, una nuova emergenza, anche se con più consapevolezza. A questo punto bisogna rendersi conto dell’estrema importanza di stare vicino alle persone. Mai come in questo drammatico momento diventa essenziale la vicinanza ai malati e a chi è stato colpito dal Covid, viste anche le conseguenze che la malattia può aver lasciato sotto il profilo fisico e psicologico".
"Oggi – conclude la sua analisi Danilo Mazzola – la nostra azione sindacale vede come priorità la salute e la sicurezza delle persone nei luoghi di lavoro. Solo in questo modo saremo in grado di uscire da un momento così difficile e drammatico con responsabilità e sicuri di aver fatto tutto quello che era nella nostra disponibilità".
"Il dato sulla maggiore contagiosità delle donne fornito dall’Inail non mi stupisce – spiega un’infermiera bergamasca, che lavora in uno degli ospedali della provincia – Le donne, infatti, sono le più impegnate in quei settori maggiormente a rischio, quelli legati alla sanità e all’assistenza sociale. Ogni giorno, assistendo i malati, rischiamo a nostra volta di contrarre il virus. E ciò comporta, oltre ai guai per la nostra salute, anche una serie di difficoltà per chi, come me, è sposata e ha dei figli. L’isolamento in casa è difficile ed è difficile, pur prendendo tutte le precauzioni del caso, non infettare i nostri familiari".
Michele Andreucci